Maria di Nazaret, la vergine bella di sol vestita

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 15 agosto si festeggia l’Assunzione della Vergine Maria al cielo. Le chiese ortodosse celebrano nello stesso giorno la festa della Dormitio Virginis. La differenza principale tra Dormitio e Assunzione è e che quest’ultima non implica necessariamente la morte, ma neppure la esclude.

La Dormitio e l’Assunzione sono fra le più antiche feste mariane, meglio cristologico-mariane. Le origini della solennità dell’Assunzione non sono ancora oggi del tutto state completamente chiarite. I primi indizi di una festa dedicata al Transitus e/o Dormitio – osserva il teologo Antonino Grasso – li troviamo in Oriente tra il 540 ed il 570 circa, come risulta dalla narrazione dei pellegrini che hanno visitato, in quel torno di tempo, la città di Gerusalemme. Verso il 600 ca un editto dell’imperatore d’Oriente Maurizio (582-602) estende la festa in tutto l’impero fissandola al 15 di agosto. In Occidente, i primi segni di una festa «in memoria» del «transitus» della Vergine appaiono in Gallia nel VI secolo, dove viene celebrata il 18 gennaio una «Depositio Sanctae Mariae». Nella città di Roma la celebrazione viene introdotta nel VII secolo, divenendo subito la più importante di tutte assieme alla Purificazione e all’Annunciazione. Da Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l’Occidente.

Fu papa Pio XII il 1° novembre del 1950, che fu un «Anno Santo», a proclamare dogma di fede l’Assunzione di Maria con la costituzione dogmatica Munificentissimus Deus.

La solennità dell’Assunzione – considera con acume – il cardinale Gianfranco Ravasi città occasione di presentare il «misterioso personaggio della donna vestita di sole» (Apocalisse, 12). Un’immagine che ha ispirato tante pagine della Letteratura, tra tutte la bellissima canzone Vergine bella, che di sol vestita che chiude il Canzoniere [Rerum vulgarium fragmenta] di Francesco Petrarca.

Il primo scritto attendibile che tratta dell’Assunzione di Maria in cielo porta la firma del santo vescovo Gregorio di Tours (538ca-594) che è anche un importante storico e agiografo gallo-romano dell’età merovingia.

L’Assunzione di Maria è un’anticipazione della risurrezione della carne (cfr. Lumen Gentium, 59) che per tutti gli altri uomini avverrà soltanto alla fine dei tempi, con il Giudizio universale. È una solennità che corrispondendo al dies natalis degli altri santi è considerata la festa principale della Vergine. Infine, la data del 15 agosto ricorderebbe con molto probabilità la dedicazione di una grande chiesa a Maria nella città di Gerusalemme.

La festa della dell’Assunzione ha in sé un messaggio di sicura speranza e consolazione è che rappresenta l’annuncio di «cieli e terre nuove» (Isaia 65, 17). Una lezione che da Giotto in poi attraversa tutta la nostra arte occidentale. Con l’artista e docente Massimiliano Ferragina (https://ferraginart.onweb.it/it), ideatore della pittura emozionale biblica vorremmo seguire e, etimologicamente, capire, afferrare la luce, i colori, i volumi di alcune opere fondamentali della storia dell’arte. Opere vestite di luce e che rappresentano e sono testimonianza e «prodotto» della nostra civiltà e cultura. Ci aiuterà, infatti, a ri-velare il senso e l’intensità lucente di tale solennità che riluce in Giotto, Caravaggio, Tiziano, Carracci. Una luce, infine, che impasta le sue produzioni.

D.: Nell’anno 1516, una data particolarmente fondamentale per l’Europa, il giovane pittore Tiziano Vecellio prende il posto di Giovanni Bellini come pittore ufficiale della Serenissima Repubblica di Venezia. In quest’anno riceve la più importante commissione: il priore del convento dei Frari lo incarica di dipingere la «tavola» dell’Assunta inaugurata nel 1518 con particolare solennità. Un’opera rivoluzionaria non capita allora dagli uomini di quel tempo. Una composizione tripartita ma fortemente unitaria. Un quadro occupato principalmente da Maria ma anche dalle emozioni che la salita in cielo di Maria suscita nel mondo degli uomini. Un vento gonfia il manto della Vergine ma scuote anche i capelli di Dio. Quanto di questa pala esemplare ha illuminato e illumina il tuo pensiero artistico?

R.: Ho avuto la fortuna di poter ammirare più volte questa magnifica opera, nella città di Venezia, un’opera che si trova nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, quasi fuori dai circuiti turistici. L’opera è imponente, circa sette metri in altezza, la prima volta si rimane letteralmente a bocca aperta. Il dominare del rosso, la luce, l’affollamento di personaggi che assistono all’ingresso della Vergine Maia in cielo sono elementi che mi hanno impressionato, che mi hanno lasciato negli occhi uno stupore quasi metafisico, rasentando la contemplazione. Questa tela ha molto condizionato il mio modo di raffigurare l’Assunzione, non posso lavorare a questo soggetto senza fare riferimento a Tiziano, ha condizionato di fatto il mio pensiero artistico. È una pala esemplare appunto, dopo di questa non si può prescindere. In una mia recente opera a tema Assunzione è evidente la contaminazione, la Vergine appena abbozzata in un rosso porpora svetta verso il cielo in una luce radiante, un vento che dal basso la spinge verso l’alto. Tutto qui. Senza Tiziano e la sua tavola non avrei potuto raggiungere il risultato cromatico e simbolico teologico che avrei voluto.

D.: Un’altra opera – allora sconcertante dipinta per la Chiesa di Santa Maria della Scala a Roma è respinta dai frati della stessa chiesa- è La morte della Vergine di Caravaggio, oggi esposta al Louvre. Un’opera che presenta una grandissima novità: la presenza di Dio presso gli uomini, ma soprattutto presso i più diseredati, emarginati, peccatori. Nella scrittura Dio – insegna e attesta il profeta Elia – è «nella voce di un silenzio sottile». Nell’arte contemporanea e in particolare nella tua produzione artistica dov’è, dove si «nasconde» la voce, il volto, la parola di Dio? Il cardinale Gianfranco Ravasi prendendo le mosse dal filosofo Pascal afferma che Dio è «nell’annullamento della parola, nella poesia che ha bisogno di spazi bianchi perché nella fede, come nell’amore, i silenzi sono più eloquenti delle parole».

R.: La domanda è articolata bene e mi spinge a rispondere di getto! La voce, il volto, la parola di Dio nelle mie opere a carattere sacro sono esattamente nel “colore”. Il colore che non uso solo come elemento cromatico, ma soprattutto come simbolo. Uso il colore come strumento per parlare, come elemento per raffigurare, come linguaggio. Ovviamente questo uso teologico, mi verrebbe da dire, del colore, non traspare immediatamente e non prescinde da un gesto pittorico molto simile alla preghiera. Per leggere nelle mie opere questi elementi serve innanzitutto conoscere il mio percorso umano e di fede, poi serve mettersi innanzi ad esse “in silenzio” senza sforzarsi di cercare elementi visivi o figurativi espliciti, e lasciarsi guidare dal sentimento religioso, dal bisogno di fare spazio alla voce, al volto, alla parola di Dio che attraverso i colori comunica al cuore, l’unico organo da usare per accedere alla mia espressione artistica.

D.: La solennità dell’Assunzione è un «segno» di speranza e consolazione in questo mondo confuso, omologato, senza misura, confuso…. È una festa che celebra la bellezza e la dignità del corpo. Nella tua poetica artistica con quale sguardo, con quali volumi e colori «costruisci» e dai vita al corpo, ai corpi che abitano i tuoi «spazi»?

R.: Il corpo è tempio. Non deve essere considerato un contenitore o peggio uno strumento ad uso e consumo delle nostre necessità. Il corpo umano è l’espressione massima della bellezza della Creazione. Nella mia pittura i corpi sono presenti in una semi-figurazione, quasi come se volessi dire a me stesso che non sono degno di raffigurare un corpo e catturarne la sua infinita bellezza. Non intendo la bellezza fisica, materiale, della carne dei muscoli, della pelle, ma intendo la bellezza del corpo nel suo essere “creato” un corpo creato da Dio che è già massima espressione di armonia anche quando armonico non lo è. I miei corpi sono eterei, aperti, sono linee curve che tracciano profili, percorsi, strade…ecco i miei corpi in pittura sono strade, strade che hanno tutte una direzione, quella di sentirsi “creature” e non divinità. I miei corpi infatti risultano tutti chini, curvi, in segno di figliolanza, di sottomissione docile al proprio Io per sperimentare l’appartenenza a Dio.

La redazione de Il salto della quaglia ringrazia l’uomo e l’artista Massimiliano Ferragina per il dono della sua Assunzione della Vergine Maria, Roma 2021, Digitismo, acrilico su carta Fabriano cm 35×50

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