Souvenir d’Italie (1957), una commedia scanzonata senza implicazioni sociali

Articolo di Gordiano Lupi

Regia: Antonio Pietrangeli. Soggetto: Age (Agenore Incroci), Furio Scarpelli. Idea: Fabio Carpi e Nelo Risi. Sceneggiatura: Antonio Pietrangeli, Age, Scarpelli, Dario Fo, Armando Crispino. Fotografia: Carlo Carlini, Aldo Tonti. Montaggio: Eraldo Da Roma. Scenografia: Mario Chiari. Musiche: Lelio Luttazzi. Produzione: Italia/Gran Bretagna. Produttori: Luigi Donati, Ermanno Carpentieri per Athena Cinematografica: Distribuzione: Rank Film. Colore. Durata 100’. Interpreti: June Laverick, Isabelle Corey, Inge Schoener, Alberto Sordi, Gabriele Ferzetti, Massimo Girotti, Antonio Cifariello, Vittorio De Sica, Dario Fo, Isabel Jeans, Mario Carotenuto, Franca Mazzoni, Francesco Mulè, Margherita Autuori, Elvira Tonelli, Anna Sammartin, Vittorio Mangano, Gina Rovere, Giancarlo Cobelli, Camillo Milli.

Antonio Pietrangheli firma una buona commedia sentimentale. June Laverick, Isabelle Corey e Inge Schoener) girano l’Italia in autostop, perché vogliono essere indipendenti e non desiderano chiedere soldi ai genitori. Nel loro tour incontrano diversi tipi di maschio italiano. Vediamo un conte galante che concede ospitalità nella sua residenza trasformata in albergo (De Sica), un mantenuto sbruffone che vorrebbe scappare ma non riesce a liberarsi della vecchia amante (Sordi, alias Sergio Battistini), un compito avvocato che s’innamora della ragazza più matta del terzetto (Ferzetti), un meccanico che studia storia romana per far colpo su una delle ragazze e finisce per innamorarsi (Cifarello), un autista intraprendente che vorrebbe portarsi a letto una ragazza (Carotenuto) e un professore di storia dell’arte che è stato prigioniero in Inghilterra ai tempi della guerra (Girotti).

Siamo ancora nel campo del neorealismo rosa, pura commedia scanzonata senza implicazioni sociali, ma non mancano i riferimenti erotici, perché le interpreti femminili sono autostoppiste straniere a caccia d’avventure. I tempi non sono maturi per osare e Pietrangeli per mostrare le grazie delle tre attrici deve ricorrere all’escamotage di un bagno in mare. Le parti romantiche risultano datate e troppo sentimentali, inclini al gusto per il fotoromanzo e per il romanzo d’appendice, ma lo spettatore deve fare lo sforzo di storicizzare la pellicola. Il regista gira una gustosa commedia che ironizza sul vitellone italiano, sceneggiata insieme a Dario Fo (pure attore), Armando Crispino, Age e Scarpelli. Molto bravo Sordi nel ruolo del mantenuto da una vecchia signora che vorrebbe scappare insieme a una giovane autostoppista. Il suo personaggio del tipico italiano medio, profittatore, intrallazzone, inaffidabile, pronto a correre dietro la prima gonna che vede, è perfetto. Suona il mandolino e canta canzoni d’amore per la vecchia che lo mantiene, realizzando lo stereotipo classico del maschio italiano.

Alla fine la vecchia lo denuncerà per furto e lo farà tornare all’ovile, più remissivo di prima. Non è da meno De Sica che interpreta il ruolo del nobile decaduto, galante e signorile, che non sopporta i turisti volgari ai quali è costretto ad affittare una residenza signorile. Bravi anche Ferzetti e Girotti nei panni di due innamorati compiti, per niente vicini al cliché del vitellone italico, ma sinceri nei loro sentimenti. La pellicola è un ottimo strumento di propaganda turistica per il nostro paese, perché a tratti assurge al ruolo di cartolina illustrata degli angoli più suggestivi di Venezia, Pisa, Firenze e Roma. Il lieto fine all’aeroporto non è il massimo, ma non dimentichiamo che si tratta di una commedia del neorealismo rosa. Ottime le musiche di Lelio Luttazzi che realizza una divertente sonora sulle note della canzone Souvenir d’Italie, composta da lui stesso insieme a Giulio Scarnicci e Renzo Tarabusi. La canzone veniva cantata da Julia De Palma, ma non in questa pellicola, mentre all’estero si ricorda la versione di Perry Como. Tra gli sceneggiatori ci sono due personaggi diametralmente opposti come Dario Fo (Premio Nobel per la letteratura) e Armando Crspino (autore di alcuni horror degli anni Settanta – Ottanta). Il primo interpreta il ruolo della guida di un castello. Da riscoprire.

Rassegna critica. Paolo Mereghetti (due stelle): “Briosa commediola in cui Pietrangeli, a mezzo servizio, si diverte a demistificare il mito del vitellonismo. Unghiata comica per Sordi nel ruolo del mantenuto della grande mère, irresistibile quando vuole fuggire con una delle autostoppiste e si presenta vestito da pseudo tirolese. Non è doppiato quando si esibisce al mandolino e canta Souvenir d’Italie”. Morando Morandini (due stelle, la critica – quattro stelle, il pubblico): “Turistica, piacevole saga dell’autostop sentimentale che narra le blande peripezie di tre donzelle straniere che, sull’onda musicale d’una canzone in voga, visitano il Belpaese”. Pino Farinotti conferma le due stelle.

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