Mario Lavagetto: una vita dedicata alla letteratura come architettura di parole

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Nella giornata di ieri 29 novembre 2020 il raffinato critico letterario, studioso acuto delle teorie freudiane applicate alla Letteratura, alla Teoria della letteratura Mario Lavagetto è morto all’età di 81 anni a Parma, città nella quale era nato nel 1939. È morto in seguito ad una debilitazione che oramai da anni minava il suo corpo in seguito ad un trapianto di rene mai perfettamente assorbito.

Allievo del professore e critico letterario Giacomo Debenedetti (1901-1967) dal quale accoglie ed apprende la lezione della psicanalisi attraverso la quale legge, analizza e commenta i testi della letteratura italiana ma anche francese alla ricerca della giusta raffinatezza che abita le pieghe della produzione letteraria intesa da lui come architettura e metafora di vita. Una metodologia, quella psicoanalitica che tesse sagacemente la sua produzione critica letteraria.

Mario Lavagetto inizia la carriera come insegnante di lettere al liceo classico «Giandomenico Romagnosi» di Parma.

Dal 1984 è titolare della cattedra di Teoria della letteratura all’Università degli Studi di Bologna. Tra le sue varie pubblicazioni meritano d’essere ricordate: La gallina di Saba edito dalla casa editrice torinese Einaudi per la prima volta nel 1974. Umberto Saba è un autore amato ed analizzato da Lavagetto. Una compiuta e piena analisi di un autore, Saba, che «nasceva psicoanalitico prima della psicoanalisi». Il volume: Freud, la letteratura e altro edito sempre da Einaudi nel 1985 e poi rivisto nel 2001. Un lavoro, questo, che è soprattutto uno scavo letterario nel segno di Freud dove la psicoanalisi opera come archeologia sistematica e discreta nel perimetro letterario.

Di più ampio respiro teorico sono i saggi come ad esempio La cicatrice di Montaigne: sulla bugia in letteratura pubblicato nel 1992. Un’opera che mette in luce i meccanismi in cui gli autori fanno ricorso per rappresentare la bugia, analizzata e studiata come un’architettura, una costruzione linguistica sempre in bilico, costantemente minacciata anche dal più piccolo ed innocuo lapsus. Ma tuttavia la menzogna regge. Uno studio che esplora l’universo della bugia, i meccanismi, i congegni, le tecniche che lo sostengono ed alimentano. Ed ancora il volume La macchina dell’errore: storia di una lettura (Einaudi, 1996). Un testo di Honorè de Balzac diventa il caso esemplare del rapporto profondo, intimo, ma chiaro e lineare, tra l’autore e il suo testo, tra l’ideazione, il progetto e il risultato finale, l’opera compiuta. Il lettore è chiamato ad affrontare, ad analizzare con metodi letterari e contestualmente psicoanalitici gli enigmi, gli «errori», i lapsus della macchina letteraria.

Infine, nel 2005 pubblica Eutanasia della critica, Einaudi, 2005. Mario Lavagetto rivolge uno sguardo desolato alle macerie della critica, attraverso una rilettura delle suggestioni di Marcel Proust, Henry James e Roland Barthes Un testo nel quale ammoniva che la critica letteraria oggigiorno non ha più chi l’ascolti. Un volumetto, sono solo novantasei pagine, che denunciano la perdita del senso di autonomia dell’opera letteraria. Ma è soprattutto un’opera preziosa e saggia, tesa a mostrare l’inesauribile ricchezza della lettura. Un libro-testimonianza di amore per la letteratura e per la nostra capacità di coglierne il valore assoluto. Un «assoluto» che ora attraversa e che «nel suo profondo – vede / vedrà – che s’interna / legato con amore in un volume, /ciò che per l’universo si squaderna» (Paradiso, XXXIII, 85-87)

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