I morti nella Striscia di Gaza uccisi dalle bombe e dal silenzio mediatico

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Distratti dall’escalation della guerra e dalle scaramucce tra Iran e Israele e dai combattimenti in Sudan, della situazione nella Striscia di Gaza non parla più nessuno.

Questo non vuol dire che sia stato raggiunto un accordo per un cessate il fuoco. Né che Israele abbia deciso di rispettare le decisioni del Consiglio di Sicurezza delle NU. Negli ultimi giorni, le “operazioni delle forze di sicurezza israeliane (ISF) dall’aria, dalla terra e dal mare sono continuate in tutta la Striscia di Gaza”, ha ricordato l’UNRWA. Anzi, l’11 aprile, le ISF hanno annunciato l’inizio di un’operazione di terra nel centro di Gaza. Operazioni che continuano a causare vittime civili, sfollamenti e distruzione di abitazioni e infrastrutture civili. A volte protette come le scuole. L’unica differenza è che ora su di esse pare essere calato un velo mediatico.

Un silenzio voluto nei Paesi occidentali, ma imposto in Israele. Nei giorni scorsi, la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato un disegno di legge che prevede la messa al bando di Al Jazeera e di altre testate giornalistiche internazionali considerate una minaccia per la sicurezza dello stato. In altre parole, il Parlamento ha concesso ai ministri l’autorità di chiudere le reti di informazione straniere. La norma approvata prevede la possibilità di imporre un divieto temporaneo per 45 giorni, rinnovabili di volta in volta per altri 45 giorni, fino al 31 luglio. Per farlo basta che le agenzie di sicurezza israeliane presentino al governo un parere nel quale viene dimostrata l’esistenza di una minaccia alla sicurezza nazionale. Il premier Netanyahu ha immediatamente dichiarato che tra i media oggetto della misura c’è Al Jazeera che non andrà più in onda in Israele: “Al Jazeera non sarà più trasmessa da Israele”, ha scritto Netanyahu in un post su X dopo l’approvazione della legge. “Intendo agire immediatamente in conformità con la nuova legge per fermare l’attività del canale”.

Una legge che è un pericoloso precedente che mina la libertà di informazione indipendente non solo in Israele, ma anche nei territori palestinesi occupati della Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

Senza questi mezzi di informazione a fornire i numeri della strage di civili nella Striscia di Gaza rimarrà solo l’UNRWA. Eppure, il bilancio delle vittime di questa agenzia delle Nazioni Unite è pesantissimo: dal 7 ottobre al 14 aprile i funzionari dell’UNRWA che hanno perso la vita a causa dei bombardamenti di Israele sono 174.

Intanto, nel silenzio più totale, continua ad aumentare il numero dei civili uccisi nella Striscia di Gaza dagli attacchi israeliani. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, dal 7 ottobre al 12 aprile, almeno 33.634 i civili palestinesi sarebbero stati uccisi nella Striscia di Gaza. Per il 70 per cento si tratta di donne e bambini. A questi si devono aggiungere le centinaia di civili uccisi in Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est). E di questi almeno 110 erano bambini.

Il numero di accordi internazionali, trattati, norme che regolano il Diritto Umanitario Internazionale, ovvero le condizioni da rispettare dai belligeranti in casi di guerra, è impressionante. E molti di questi sono stati firmati e ratificati da tutti i Paesi occidentali e anche da Israele. Il quale però, incurante delle direttive ONU (a seguito della decisione del Consiglio di Sicurezza) e degli accordi internazionali sottoscritti, continua a bombardare la Striscia di Gaza, colpendo deliberatamente anche migliaia di bambini e rifugiati nelle scuole. Il 15 marzo, alcuni carri armati hanno preso di mira una scuola di Khan Younis (sud). Lo stesso giorno, un’altra scuola di Khan Younis è stata colpita direttamente da diversi missili che hanno causato gravi danni alle infrastrutture. L’11 aprile una scuola del campo di Nuseirat, nella Middle Area è stata colpita in due momenti diversi da proiettili dei carri armati. Eppure, erano circa 1.600 gli sfollati interni che erano rifugiati nella scuola al momento dell’incidente. A seguito degli incidenti, la maggior parte di loro hanno dovuto abbandonarla e cercare riparo altrove. Il 12 aprile c’è stato un altro attacco ad una scuola colpita da un proiettile di carro armato. Al momento dell’attacco nella scuola c’erano circa 4.850 persone che si erano rifugiate lì. Non terroristi, ma bambini, donne e quelli che le NU chiamano “sfollati interni”.

Il 12 aprile 2024, i carri armati hanno attaccato di nuovo la scuola della Middle Area che era stata bombardata solo un paio di giorni prima. E l’altro ieri, il 14 aprile, un ragazzo è stato colpito alla testa dall’ISF mentre era all’interno di una scuola nella Middle Area. Trasferito in ospedale, è morto per le ferite riportate.

La strage degli innocenti nella Striscia di Gaza continua. Solo che molti media, stranamente, hanno deciso di non parlarne più.

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