“Viaggio in Giappone”, un film che racconta una storia piccola, di minimalismo allo stato puro

Articolo di Gordiano Lupi

Élise Girard è una giovane regista francese che vince un premio per poter girare il lungometraggio di esordio, presentato a Venezia nelle Giornate degli autori, un lavoro dove fa quasi tutto da sola, dalla scrittura alle riprese, dirigendo tre attori straordinari: Isabelle Huppert (la scrittrice), August Diehl (il fantasma del marito), Tsuyoshi Ihara (Kenzo, l’editore giapponese). Viaggio in Giappone racconta una storia piccola – minimalismo allo stato puro – investendo molto su recitazione teatrale, location suggestive e sceneggiatura esente da pecche. Sidonie (Huppert) è una scrittrice che si reca in Giappone per presentare la riedizione del primo libro – una storia che le appartiene e che narra la perdita dei genitori -, viene accompagnata ogni giorno dal suo editore e sente sempre con sé la presenza del marito morto in un incidente stradale. Nei giorni in cui Sidonie resta in Giappone parla molto con Kenzo (di cognome fa Mizoguchi ma non è parente del famoso regista), anche lui si apre, nonostante la proverbiale riservatezza nipponica, confidando il complesso rapporto con la moglie. Un poco alla volta nasce un sentimento tra scrittrice ed editore, significato da mani che si avvicinano, dopo alcuni giorni s’intrecciano, infine dalle foto di un rapporto sessuale, mentre la donna si abitua all’idea di non avere più il marito che le appariva sotto forma di fantasma. Il Giappone è il paese dell’imitazione, della cordialità, della galanteria e dei fantasmi, come scopre Sidonie, perché il marito appare ovunque nelle tappe del viaggio, sia a Kyoto che a Tokio, come nei luoghi di campagna, a misura d’uomo, che caratterizzano il Giappone. Un film di fantasmi, se si vuole, anche se lo spettro del marito è solo nella mente della moglie che non vuole liberarsi della sua presenza. Meglio dire una storia d’amore, sulla metabolizzazione del dolore, il superamento di una fase difficile per tuffarsi ancora una volta nella bellezza di esistere. Kenzo, l’editore giapponese, rappresenta l’ancora di salvezza, un nuovo mondo che si apre e la necessità di credere ancora nelle infinite possibilità della vita. Sidonie aveva smesso di scrivere, non ne era più capace, finiva per mettere nero su bianco la solita vecchia storia già scritta; una volta superato il dolore e incontrato un nuovo amore, le parole tornano libere a scorrere sulle pagine. Fotografia giapponese stupenda (Bozon), paesaggi coloratissimi di campagne, sobborghi cittadini scuri e strade frenetiche della capitale, riprese a base di piani sequenza e soggettive, primi piani espressivi e campi lunghi con panoramiche. Un film interpretato da tre attori molto bravi, sia la Huppert nei panni della donna angosciata e indecisa, come Ihara che veste gli abiti del giapponese flemmatico e silenzioso, infine Diehl come fantasma del marito. Azzeccata l’idea di far doppiare a un giapponese residente in Italia (Al Yamanouchi), il dialogo di Tsuyoshi Ihara, scelta non scontata che permette di mantenere il tipico accento nipponico. L’edizione francese opta per i più convenzionali sottotitoli. Viaggio in Giappone, uscito a gennaio, ha circolato poco in Italia, adesso è visibile nei circuiti Fice e nei Cineclub. Un film compatto e solido, perfettamente risolto, che consigliamo.

Regia: Élise Girard. Soggetto: Élise Girard. Sceneggiatura: Maud Ameline, Élise Girard. Fotografia: Céline Bozon. Montaggio: Thomas Glaser. Scenografia: Reinhild Blaschke. Costumi: Dorothée Hohndorf. Titolo Originale: Sidonie au Japon. Produttore: Sébastien Haguenauer. Distribuzione (Italia): Academy Two. Lingua Originale: Francese, Giapponese. Paesi di Produzione: Francia, Svizzera, Germania., Giappone. Anno: 2023. Durata: 95’. Genere: Drammatico. Interpreti: Isabelle Huppert (Sidonie), Tsuyoshi Ihara (Kenzo Mizoguchi), August Diehl (Antoine), Setsuko Hara (Noriko).

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