La pandemia, l’informazione sui media e l’effetto Dunning-Kruger

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Uno degli aspetti più pericolosi dell’attuale pandemia è la mole di informazioni che girano sui media. Un aspetto positivo se non fosse che la maggior parte di queste sono palesemente false. A volte fino a rasentare l’incredibile. L’ultimo caso è quello di un no vax che si è presentato in centro vaccinazioni con un braccio finto. Sperava di ottenere il green pass (e quindi la libertà di circolare liberamente) senza vaccinarsi. É stato scoperto e denunciato. Non si sa se il suo è stato un modo poco felice di mettersi in mostra o se credesse davvero di poter far passare un braccio finto per quello vero. La cosa incredibile è che lo ha fatto convinto di riuscirci. Lo stesso sembra avvenire con decine e decine di norme e indicazioni prive di valore scientifico ma presentate come ancora di salvezza per la popolazione mondiale.

Quella che, a prima vista, può apparire come una stranezza, è in realtà un fenomeno che sociologi e psicologi conoscono bene: l’effetto Dunning-Kruger.

Si tratta di una forma di distorsione cognitiva, a causa della quale un individuo poco esperto e competente tende a sopravvalutare le proprie abilità. E a mostrarsi estremamente supponenti agli altri.

La definizione di questo fenomeno è recente. Nel 1995, un professore universitario della Cornell University, David Dunning, e il suo allievo, Justin Kruger, studiarono il caso di un rapinatore che era stato arrestato facilmente subito dopo aver assaltato due banche di Pittsburgh. Riconoscerlo era stato facile perchè il ladro, prima di fuggire, aveva guardato le telecamere di sorveglianza e aveva sorriso. Dall’interrogatorio emerse che lo aveva fatto perchè convinto che strofinarsi del succo di limone sulla faccia l’avrebbe reso invisibile alle telecamere di sicurezza. Successive analisi dimostrarono che il rapinatore non era né pazzo né sotto effetto di droghe, ma solo incredibilmente convinto delle proprie idee (sbagliate).

I ricercatori della Cornell studiarono quella che oggi è chiamata “illusione della competenza” o “effetto Dunning-Kruger” ovvero quel pregiudizio cognitivo che porta a un’autocritica molto generosa.

La distorsione deriva dall’illusione delle persone con scarse abilità che “deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri”. A rendere più anomalo questo fenomeno e l’incapacità delle persone che ne sono affette di riconoscere la propria mancanza di capacità. E senza auto-consapevolezza della meta-cognizione, non possono valutare oggettivamente il proprio livello di competenza.

Quanto sta avvenendo con alcune teorie sulla pandemia e sulle terapie è un palese esempio di questo fenomeno. Ormai su tutti I media, soprattutto su quelli meno controllati come I social network, girano teorie e commenti privi di qualsiasi conferma scientifica, ma che sono sostenuti con fermezza dai loro fautori razionalmente convinti della veridicità di quello che dicono.

In alcuni casi, ascoltare alcune di queste teorie è come guardare un talent show: i partecipanti sono sinceramente sorpresi quando le loro tesi sono confutate dai giudici (in questo caso, I veri esperti della materia). Oggi più che mai, la gente tende a esagerare nella valutazione delle proprie capacità: Dunning e Kruger condussero quattro studi nei quali chiedevano ai partecipanti di autovalutare le proprie competenze in tre campi: umorismo, grammatica e logica; essi successivamente dovevano eseguire dei compiti per valutare le reali abilità in ciascuno dei tre ambiti. Dai quattro studi condotti è emerso che I partecipanti con punteggi più bassi tendevano a sopravvalutare molto le loro abilità nelle differenti aree. Seguendo la stessa logica, persone che avevano rivelato un maggior livello di competenza in un campo tendevano a sottovalutare le relative abilità. “I partecipanti appartenenti all’ultimo quartile della classifica per quanto riguarda i risultati dei test su umorismo, grammatica e logica, sovrastimavano di molto il proprio livello di performance e di abilità. I loro punteggi li posizionavano nel 12° percentile, ma loro reputavano di essere nel 62esimo”. La maggior parte di queste persone non capisce di essere in errore nemmeno dopo aver ricevuto prova del proprio errore: Charles Darwin, nel suo libro L’origine dell’uomo, scrisse “L’ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza”.

In un articolo pubblicato nel 2018, Motta, Callaghan e Sylvester spiegano come quest’effetto può avere un impatto rilevante sul giudizio degli individui in svariati ambiti. Nello specifico, in quello della salute (due anni prima della diffusione della pandemia!). Nello studio, gli autori hanno dimostrato che alcune persone continuavano a sostenere le proprie tesi oltre ogni ragionevole dimostrazione fino a pensare di saperne quanto esperti o medici, pur avendo, in realtà, un grado di conoscenza estremamente ridotto.

Le conseguenze di questo “effetto” sono larghissime. In ambito lavorativo o nel rapporto tra colleghi, non è raro imbattersi in individui che hanno difficoltà nel rapporto con colleghi e superiori: credere di essere particolarmente competenti nello svolgere i compiti richiesti, porta queste persone ad avere difficoltà nell’imparare o ad accettare consigli o rimproveri.

Questa situazione a livello dirigenziale o in politica: spesso un leader o un direttore, rifiuta di potere aver bisogno di suggerimenti o consigli.

Fu proprio Dunning a dimostrarlo: gli venne commissionato dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d’America uno studio su un campione di circa 25.000 americani, facendo loro domande sulle proprie competenze finanziarie; per ottocento di questi soggetti (incappati in fallimenti economici)  emerse che si ritenevano più esperti degli altri in campo finanziario.

Percentuali che dovrebbero far riflettere. Specie considerando le conseguenze delle politiche in campo economico e sanitario adottate da molti che si presentano come grandi esperti.

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