Un volume di storia del pensiero medievale che abbraccia l’Occidente e l’Oriente

Articolo di Pietro Salvatore Reina

La filosofia medievale attraverso le storie, le opere e i concetti. I saperi fondamentali che hanno plasmato la società occidentale è un volume scritto e curato da Pasquale Vitale, docente di filosofia, giornalista e scrittore, edito dalla casa editrice Diarkos. Un volume che si rivolge ai giovani delle scuole secondarie, ma anche a chi ama porsi domande sui più svariati aspetti della cultura e della vita. Un volume che custodisce e racconta le vite, le opere più significative della tradizione filosofica. Un manuale che vuole ripercorre l’affascinante parabola del pensiero medievale attraverso il racconto (storytelling), l’analisi dei classici filosofici, le interviste, la letteratura e l’arte. Per fare solo un esempio, Ockam e in generale i francescani di Oxford sono introdotti attraverso un’acuta e interessante analisi del romanzo “Il nome della rosa” di Umberto Eco, Anselmo d’Aosta da “Storia con cane” di Lars Gustafsson. In linea generale, si tratta un’esplorazione filosofica che attraversa e racconta gli autori più noti (Severino Boezio, Agostino, Tommaso d’Aquino, Ruggero Bacone, Duns Scoto, Guglielmo di Ockham) e meno noti (Ildegarda di Bingen, Giovanni Buridano), la mistica di Meister Eckhart e, in modo nuovo e originale, esamina con una particolare attenzione i cosiddetti “eretici” (come Abelardo e gli averroisti e gli occamisti, Pietro d’Abano). Un volume di storia del pensiero medievale che, in virtù, di questo aggettivo, abbraccia l’Occidente ma (grazie all’ausilio di Marco Palladino) anche l’Oriente analizzando, e con acume, lo “spazio filosofico” del Giappone medievale attraverso due grandi figure innovatrici della tradizione mistica buddhista: Dogen e Nichiren.

Il volume, curato dal professore Pasquale Vitale, è incastonato nella tradizione storiografico-filosofica inaugurata dal professore e saggista francese Michel Onfray che intreccia le vite degli autori e delle autrici con le loro opere, pietre vive che costruiscono, in un eterno presente, la nostra storia e memoria.

La filosofia medievale comincia prima che inizi il Medioevo, la cui data di nascita coinciderebbe con quella della caduta dell’Impero romano d’Occidente, nel 476. Il IV e il V secolo sono dominanti dalla figura di Agostino, uno dei più grandi pensatori di tutti i secoli, la cui influenza sul pensiero medievale sarà costante e pervasiva. Un filosofo – insegna Umberto Eco – che detterà l’«agenda» ai filosofi e alle filosofe del millennio successivo.

Ma cos’è il Medioevo – percorso con gli «occhiali» dell’arguzia dal professore Vitale e dai suoi collaboratori – in queste quattrocento e più pagine? Non è un secolo né un periodo preciso dalle caratteristiche riconoscibili come, ad es., accade per il Rinascimento, il Barocco, il Romanticismo. Il Medioevo è una «serie di secoli» che è stata così definita per prima volta dall’umanista Flavio Biondo. Un momento lungo, lunghissimo della civiltà umana che abbraccia l’Occidente e l’Oriente. Una lunghissima parabola che identifica l’idea di Bellezza oltre che con la proporzione, con la luce e colori.

Il manuale curato dal professore Pasquale Vitale è retto da un codice scientifico e metodologico che pone come in una mirabile sinfonia lo splendore e l’acutezza delle diverse voci generando un accordo d’insieme che si palesa saggiamente nelle sue pagine costitutive di una memoria che edifica sì il pensiero filosofico, tout court, ma soprattutto i lettori, gli studenti e gli studiosi che come “nani sulle spalle dei giganti” si alimentano al convivio della saggezza.

Questo testo è stato scritto tra Teverola, Aversa, Napoli, Praia a mare e Stoccarda. La rilettura di ogni capitolo mi rimanda a momenti vissuti in questi luoghi e a quelli vissuti all’Università.

Correva l’anno 2004 quando frequentai il corso di storia della filosofia medievale con la prof. Valeria Sorge, che poi divenne la mia relatrice per la triennale e la magistrale. Al tempo, mi innamorai di Abelardo, poi di Averroè, degli averroisti, dei calculatores, degli esponenti della scuola di Chartres, di Pietro d’Abano, di Ockham e di Scoto mai studiati al liceo. Da quel momento, balenò nella mia mente l’idea di ideare uno strumento didattico che presentasse la filosofia medievale nel modo in cui avrei voluto studiarla da studente. Attualmente, è molto difficile – considerata la mancanza di tempo e i tecnicismi dei manuali- per un docente affrontare la storia della filosofia medievale, per cui il libro nasce come strumento da utilizzare una volta a settimana (magari in quarta) per affrontare, attraverso lo storytelling, l’analisi dei classici, i romanzi, la letteratura, l’arte, il cinema e la pratica filosofica, dieci secoli di riflessioni senza le quali la filosofia moderna non può mai essere pienamente compresa.

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