L’ Arte, dal Concilio Ecumenico Vaticano II ad oggi: “Ogni uomo è una goccia, unite un oceano d’amore”

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

Come ogni anno sento di spendere qualche parola per gli Artisti, per coloro che sono innamorati della Bellezza. Che cos’è la bellezza se non la capacità di viaggiare con l’anima e portarla in uno stadio di assoluta contemplazione?! Disse Benedetto XVI: quando si è davanti alla bellezza si è davanti a Dio, pertanto ogni logica, ogni quesito decade perché la bellezza è il sentire del divino che abita in noi. Dall’ otto Dicembre 1965 fino al 23 giugno 2023, sono trascorsi 58 anni, tempo nel quale la Chiesa ha dovuto dimostrare il rapporto inscindibile con gli artisti. L’arte è l’esercizio dello spirito che si connette con l’anima per donare i contenuti del mondo quotidiano, dello scorrere del tempo , e cederli all’eternità, Schelling , a riguardo, parlava di eterno memorabile, la bellezza costituisce, quindi, il punto di convergenza di infinito e finito, di spirito e natura, di conscio e inconscio. “L’intuizione estetica coglie così nell’opera artistica, seppur imprevedibilmente e istantaneamente, il riflesso sensato dell’uno-tutto originario. «Daß ein System»: qui, letteralmente, l’inizio.”

La chiesa che si è fatta promotrice dovrebbe continuare con una certa costanza a dialogare con gli artisti di tutto il mondo, con quegli artisti che sono disposti per un proficuo dialogo, a cooperare per la diffusione dei contenuti dell’anima. La chiesa, anche come elemento architettonico, ha un patrimonio artistico inestimabile, sono passati tutti i grandi nomi della storia delle arti figurative, delle sculture , dell’architettura, della letteratura, quale migliore luogo per poter comprendere il rapporto Artista-Dio?

L’ arte è il segno tangibile della Armonia tra Creatore e Creazione, l’artista deve mostrare le proprie mani ed il proprio vissuto che trasferisce nelle opere, che deve trasferire nelle opere senza timore, abituati ad una cultura dell’immediato, della scienza tecnologica mal usata che ha posto come elemento di verità l’agnosticismo denigratorio verso tutte le questioni che riguardano lo spirito. Bisogna però non cedere alle dittature ideologiche del relativismo, e abbracciare la relazione eterna Dio-Uomo-Natura. Il 2024 sarà un anno importante per l’arte italiana, perché grazie a quegli spiriti indomiti, si è riusciti a creare una rete di comunicazione che offrirà la possibilità di incontro tra coloro che, grazie alla loro fede verso la vita e la sua bellezza, non hanno ceduto il passo alla materia quale imperativo da contemplare. La riflessione ermeneutica gadameriana ha messo in risalto la condizione dell’uomo contemporaneo, ovvero l’incapacità di educarsi all’ascolto, di prestare la dovuta attenzione a tutto ciò che domina tutti. L’uomo sta insorgendo contro la natura, tutto ciò è grave, perché bisogna raggiungere la sincronia tra il progresso e la promozione dell’arte, che è il fondamento della genesi di un nuovo inizio, e se ancora oggi assistiamo alla sfiducia estrema, è bene non fermarsi. Per tale ragione si è deciso Assisi, in memoria di un uomo che ha lasciato tutto ed in poco tempo ha elevato la carne allo spirito, edificando, soprattutto simbolicamente, il tempio della cristicità. Francesco ci ha lasciato la grande eredità, cioè volgere lo sguardo alla grande opera d’arte che è la vita stessa. ,

Il dovuto ringraziamento al dott. Renato Ongania, promotore delle arti, che ogni giorno, attraverso l’arte rinnova la fiducia verso coloro che hanno intenzione di migliorare il mondo attraverso la creatività, al dott. Rocco Lanatà, quale ponte che unisce le varie culture del mondo per dimostrare che siamo figli di un unico mondo, di una unica energia diversificata nelle varie esperienze soggettive. Si spera che queste parole arrivino al Santo Padre Francesco, per supportare tutti gli artisti che scendendo nella vita ritrovano la via che conduce al Creatore. Ogni artista sogna, immagina, pensa e produce, e perché no, magari un giorno riuscire a ritrovarsi tutti a Piazza San Pietro, per celebrare il Giorno della Memoria della Bellezza.

Di seguito alcune parti dei discorsi di Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, e Francesco, che hanno dedicato agli artisti.

“Ogni uomo è una goccia, unite un oceano d’amore”

[…] Ora a voi tutti, artisti che siete innamorati della bellezza e che per essa lavorato: poeti e uomini di lettere, pittori, scultori, architetti, musicisti, gente di teatro e cineasti… A voi tutti la Chiesa del Concilio dice con la nostra voce: se voi siete gli amici della vera arte, voi siete nostri amici!

2 Da lungo tempo la Chiesa ha fatto alleanza con voi. Voi avete edificato e decorato i suoi templi, celebrato i suoi dogmi, arricchito la sua liturgia. L’avete aiutata a tradurre il suo messaggio divino nel linguaggio delle forme e delle figure, a rendere comprensibile il mondo invisibile.

3 Oggi come ieri la Chiesa ha bisogno di voi e si rivolge a voi. Essa vi dice con la nostra voce: non lasciate che si rompa un’alleanza tanto feconda! Non rifiutate di mettere il vostro talento al servizio della verità divina! Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo!

4 Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani…

5 Che queste mani siano pure e disinteressate! Ricordatevi che siete i custodi della bellezza nel mondo: questo basti ad affrancarvi dai gusti effimeri e senza veri valori, a liberarvi dalla ricerca di espressioni stravaganti o malsane.

6 Siate sempre e dovunque degni del vostro ideale, e sarete degni della Chiesa, la quale, con la nostra voce, in questo giorno vi rivolge il suo messaggio d’amicizia, di saluto, di grazie e di benedizione.

8 dicembre 1965

8 Dicembre 1965, Paolo VI.

L’artista, immagine di Dio Creatore

1. Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all’alba della creazione, guardò all’opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l’opera del vostro estro, avvertendovi quasi l’eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi.

Per questo mi è sembrato non ci fossero parole più appropriate di quelle della Genesi per iniziare questa mia Lettera a voi, ai quali mi sento legato da esperienze che risalgono molto indietro nel tempo ed hanno segnato indelebilmente la mia vita. Con questo scritto intendo mettermi sulla strada di quel fecondo colloquio della Chiesa con gli artisti che in duemila anni di storia non si è mai interrotto, e si prospetta ancora ricco di futuro alle soglie del terzo millennio. […]

4 Aprile 1999, Giovanni Paolo II

[…] Cari Artisti, avviandomi alla conclusione, vorrei rivolgervi anch’io, come già fece il mio Predecessore, un cordiale, amichevole ed appassionato appello. Voi siete custodi della bellezza; voi avete, grazie al vostro talento, la possibilità di parlare al cuore dell’umanità, di toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’impegno umano. Siate perciò grati dei doni ricevuti e pienamente consapevoli della grande responsabilità di comunicare la bellezza, di far comunicare nella bellezza e attraverso la bellezza! Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità! E non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita! La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la méta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente.

21 Novembre 2009, Benedetto XVI.

[…] La creatività dell’artista: non basta soltanto guardare, bisogna sognare. Noi esseri umani aneliamo a un mondo nuovo che non vedremo appieno con i nostri occhi, eppure lo desideriamo, lo cerchiamo, lo sogniamo.

Voi artisti, allora, avete la capacità di sognare nuove versioni del mondo. E questo è importante: nuove versioni del mondo. La capacità d’introdurre novità nella storia. Per questo Guardini dice che assomigliate anche ai veggenti. Siete un po’ come i profeti. Sapete guardare le cose sia in profondità sia in lontananza, come sentinelle che stringono gli occhi per scrutare l’orizzonte e scandagliare la realtà al di là delle apparenze. In ciò siete chiamati a sottrarvi al potere suggestionante di quella presunta bellezza artificiale e superficiale oggi diffusa e spesso complice dei meccanismi economici che generano disuguaglianze. Quella bellezza non attira, perché è una bellezza che nasce morta. Non c’è vita lì, non attira. È una bellezza finta, cosmetica, un maquillage che nasconde invece di rivelare. In italiano si dice “trucco” perché ha qualcosa dell’inganno. Voi vi tenete distanti da questa bellezza, la vostra arte vuole agire come coscienza critica della società, togliendo il velo all’ovvietà. Volete mostrare quello che fa pensare, che rende vigili, che svela la realtà anche nelle sue contraddizioni, nei suoi aspetti che è più comodo o conveniente tenere nascosti. Come i profeti biblici, ci mettete di fronte a cose che a volte danno fastidio, criticando i falsi miti di oggi, i nuovi idoli, i discorsi banali, i tranelli del consumo, le astuzie del potere. È interessante questo nella psicologia, nella personalità degli artisti: la capacità di andare oltre, di andare oltre, in tensione tra la realtà e il sogno.

E spesso lo fate con l’ironia, che è una virtù meravigliosa. Due virtù che noi non coltiviamo tanto: il senso dell’umorismo e l’ironia, dobbiamo coltivarle di più. La Bibbia è ricca di momenti di ironia, in cui si prendono in giro la presunzione di autosufficienza, la prevaricazione, l’ingiustizia, la disumanità quando si rivestono di potere e a volte pure di sacralità. Fate bene a essere anche sentinelle del vero senso religioso, a volte banalizzato o commercializzato. In questo essere veggenti, sentinelle, coscienze critiche, vi sento alleati per tante cose che mi stanno a cuore, come la difesa della vita umana, la giustizia sociale, gli ultimi, la cura della casa comune, il sentirci tutti fratelli. Mi sta a cuore l’umanità dell’umanità, la dimensione umana dell’umanità. Perché è anche la grande passione di Dio. Una delle cose che avvicinano l’arte alla fede è il fatto di disturbare un po’. L’arte e la fede non possono lasciare le cose come stanno: le cambiano, le trasformano, le convertono, le muovono. L’arte non può mai essere un anestetico; dà pace, ma non addormenta le coscienze, le tiene sveglie. Spesso voi artisti provate a sondare anche gli inferi della condizione umana, gli abissi, le parti oscure. Noi non siamo solo luce, e voi ce lo ricordate; ma c’è bisogno di gettare la luce della speranza nelle tenebre dell’umano, dell’individualismo e dell’indifferenza. Aiutateci a intravedere la luce, la bellezza che salva.

L’arte è sempre stata legata all’esperienza della bellezza. Simone Weil scriveva: «La bellezza seduce la carne per ottenere il permesso di passare fino all’anima»

23 Giugno 2023, Francesco.

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