Romina Power e il cinema

Articolo di Gordiano Lupi

Romina Power nasce a Los Angeles nel 1951 ed è figlia d’arte viziata e coccolata di due attori conosciuti come Tyron Power e Linda Christian. Si racconta che fino a nove anni vive a Hollywood, in una villa enorme a Bel Air, e non le manca niente, tanto che è abituata a mangiare caviale e altre prelibatezze. Dopo la separazione dei genitori deve andare a studiare in Messico in un collegio gestito da suore. Si stabilisce in Italia molto giovane e debutta nel cinema ad appena quattordici anni, interpretando una parte da sensuale adultera in Ménage all’italiana di Franco Indovina (1965). Il suo primo film la vede accanto a Ugo Tognazzi e Maria Grazia Buccella ed è abbastanza trasgressivo, visto che si mostra spesso in reggiseno e mutandine. Assicurasi vergine di Giorgio Bianchi (1965) è il suo secondo film a fianco di Leopoldo Trieste e Vittorio Caprioli. Romina è la bella ragazzina quattordicenne promessa in sposa al sindaco di un paesino siciliano e la trama del film si basa sulla sua verginità e su un’assicurazione stipulata a garanzia. Come imparai ad amare le donne di Luciano Salce (1966) è il suo terzo film e vede una Romina Power quindicenne in un ruolo erotico che resta nell’immaginario per la sequenza nella quale una treccia di capelli le copre i glutei. La giovane americana è alta, slanciata, lunghi capelli neri le scendono sulle spalle, i tratti del volto sono delicati e illuminati da un sorriso dolce e un’espressione languida. Romina è una ragazza dalla bellezza ancora acerba che i registi sfruttano per commedie dove lei deve interpretare la Lolita ingenua ma sensuale. D’altra parte è la figlia del bel Tyron Power (1914 – 1958), un attore affascinante, alto, bruno, dall’aria spavalda e simpatica, uno che pur non essendo un grande interprete basa la sua carriera soprattutto sulla bellezza. Tyron Power inizia con il teatro e diventa subito un divo del cinema preso di mira dai giornalisti scandalistici per le molte storie sentimentali che caratterizzano la sua vita. Romina eredita dal padre una sfolgorante bellezza che alla fine degli anni Sessanta utilizza per alcuni film che oggi preferirebbe dimenticare. Nel periodo del suo maggior successo televisivo invece riviste come Blitz pubblicano ripetutamente le scene più piccanti dei suoi primi film.

Il suo giovane corpo da diciottenne viene esibito con generosità ne I caldi amori di una diciottenne di Julio Buchs (1969) che inaugura il mito di una Romina Power porno. Come sappiamo è solo una leggenda metropolitana perché Romina interpreta soltanto pochi ruoli erotici, anche abbastanza spinti, ma non gira mai scene porno. In questo film la bella americana è protagonista assoluta e interpreta una seducente e maliziosa ragazzina hippy. Il film si doveva intitolare Le trombe dell’Apocalisse perché quello era il nome di una musica che, unita agli effetti del LSD, spingeva gli uomini al suicidio. Il film è ambientato a Londra alla fine degli anni Sessanta e l’interpretazione di Romina è davvero scandalosa, se si pensa al suo ruolo successivo di cantante per famiglie e per bambini. Per gran parte del film è seminuda o vestita con minigonne ascellari in sequenze audaci, che Blitz ripropone con insistenza durante i pruriginosi anni Settanta. Nel solito periodo molte televisioni private trasmettono in orari notturni questo film scandalo di Romina, per sfruttare la popolarità raggiunta dalla bella attrice. Va da sé che la pellicola non è un capolavoro e che la recitazione di Romina Power è scadente, ma resta la curiosità di vederla all’opera in questa interpretazione da ragazzina che fuma canne e si dedica all’amore libero.

Un altro film scandalo del 1969 è Justine ovvero le disavventure della virtù che il grande Jess Franco ricava in maniera molto libera dal libro proibito del marchese De Sade. Romina Power è la bella e virtuosa Justine che va incontro solo a cattive esperienze, mentre la perfida sorella Juliette diventa l’amante di un ministro e alla fine salva Justine da un pubblico linciaggio. La filosofia rivoluzionaria di De Sade è che il male paga mentre la virtù è inutile, tanto che sarà la ragazza buona e virtuosa a voler cambiare vita. “Il giusto soffre per essere degno di Dio”, conclude Jess Franco, ma questa parte è del tutto estranea al pensiero di De Sade e sa di pistolotto morale appiccicato a forza. Justine è un film che Romina Power ha rimosso e che vorrebbe dimenticare perché la sua interpretazione di ragazzina ingenua gettata nella spirale del vizio è molto spinta, erotica e maliziosa. In questo film ci sono parecchi nudi quasi integrali di Romina e la versione che spesso passa sulle reti Mediaset è alleggerita delle scene più spinte. Citiamo sequenze di vecchi sporcaccioni che se la vogliono portare a letto, sculacciate paterne appena sfumate, delinquenti che tentano di violentarla in un bosco, viziosi omosessuali che la torturano e la marchiano a fuoco, santoni del sesso alla ricerca del piacere che la incatenano e la seviziano e infine una compagnia di attori girovaghi che la esibisce nuda su di una pubblica piazza. Il film di Franco si può qualificare come estremo più che erotico, visto che mette in primo piano scene di violenza e di umiliazione sul corpo femminile. Pellicola blasfema e anticlericale come l’opera alla quale si ispira, è un cazzotto nello stomaco per i benpensanti del periodo. Non è però un pessimo prodotto e secondo noi Romina fa male ad averlo rimosso dai suoi ricordi perché la genialità del regista si vede tutta. Certo, lei appare nuda e in balia di uomini che la torturano e la maltrattano, ma niente di quanto mostrato appare gratuito. La morbosità di fondo fa parte del romanzo filosofico di De Sade che è interpretato da un tormentato Klaus Kinski. Ricordiamo pure Jack Palance in una parte da sadico torturatore e la bella Sylva Koscina seminuda in un bagno profumato. Nel 1969 Romina interpreta anche Femmine insaziabili di Alberto De Martino, un altro film vagamente erotico che si ricorda per un suo fugace seminudo.

Il mito di una Romina dedita al porno viene fuori da questi pochi film che per lei restano come macchie sopra un’onorata carriera. A Claudio Sabelli Fioretti, che nel 2005 la intervista per Magazine del Corriere della Sera, dice: “In effetti ero troppo piccola per andare a vedere i film che facevo. Ma erano niente rispetto a quello che si vede oggi” (1). Nel periodo dei suoi primi film Romina vive con la madre Linda Christian che però non è una buona guida perché è in preda a un tremendo esaurimento nervoso. Pare che la madre faccia abuso di alcol e che la figlia debba accudirla, sembra anche che madre e figlia siano dedite al consumo di LSD. “Erano gli anni Settanta, a Roma. I ragazzi della mia generazione usavano l’LSD. L’importante è poterlo raccontare ora, a mente lucida”, confessa Romina a Sabelli Fioretti e la notizia viene riportata anche dalla rivista americana Underground (2). “Era naturale, si andava a una festa ed era una cosa all’ordine del giorno. Era come un viaggio di otto ore. Si passavano varie fasi, allucinazioni visive e auditive”, conclude (3). Per Romina l’LSD non rappresenta un’esperienza negativa, pure se dopo un po’ ha smesso, altrimenti “ora il mio cervello sarebbe fritto” (4). Tutto questo ci fa dire che il personaggio che interpreta ne I caldi amori di una diciottenne hauna parziale corrispondenza nella sua vita reale. Adesso Romina sostiene che quei film un po’ spinti li ha fatti “per pura incoscienza” (5), tanto è vero che negli anni Settanta, quando tutte le  attrici si spogliano sulle riviste patinate, lei rifiuta di posare nuda per Playboy.  Romina interpreta Nel sole di Aldo Grimaldi (1967), dove conosce Albano ed è questa la chiave di volta della sua vita che sterza decisamente fuori dal cinema erotico e dalle interpretazioni scabrose. Il film è galeotto perché fa realizzare la storia raccontata sul set, con la bella Romina che si innamora di Albano e lo sposa nel 1970. Nella parte della madre di Romina c’è proprio Linda Christian che contribuisce a rendere la pellicola ancora più veritiera. Dopo il matrimonio, Romina abbandona gradualmente il cinema e si inventa cantante a fianco del marito, anche se con lui interpreta alcuni musicarelli come L’oro del mondo (1968), Il suo nome è Donna Rosa (1969), Angeli senza paradiso (1970) e Mezzanotte d’amore (1970). Non ha una grande voce, ricorda poco le parole delle canzoni, però sa fare swing e sa ballare, poi insieme ad Albano sembrano proprio una coppia perfetta. Vengono fuori canzoni sdolcinate come Felicità, per bambini come Il ballo del qua qua, che Romina traduce dall’olandese, e tentativi personali di canzone d’autore come Ascolta, ti racconto un amore che naufragano nell’insuccesso. Tutti la ricordiamo però come conduttrice televisiva di Fantastico 2 e di Tastomatto (1985).

Romina è tornata recentemente alla ribalta delle cronache, prima per la misteriosa scomparsa della figlia Ylenia e nel 2001 per la burrascosa e imprevista separazione dal marito. Il tormentone di Loredana Lecciso che ha costruito la sua popolarità partendo da una storia d’amore con Albano è cosa dei giorni nostri. Adesso Romina è una donna di oltre cinquant’anni che ama dipingere, gira corti per il cinema e sta ultimando un romanzo. C’è chi definisce il suo stile pittorico come “astrattista figurativo” e pare che Achille Bonito Oliva e Vittorio Sgarbi apprezzino i suoi lavori. Ha girato il corto Upaya e lo ha iscritto a diversi festival in giro per l’Italia, ha preparato una mostra di tele ispirate all’India, luogo che da un po’ di tempo a questa parte frequenta molto. La Romina Power che consuma LSD e interpreta filmetti scollacciati da tempo non esiste più, come non c’è più la Romina succube di Albano del periodo canoro. Dopo l’incontro con l’India, la figlia del bel Tyron Power fa yoga, meditazione, è vegetariana e ha abolito gli alcolici. Tutta un’altra vita.

Note

(1) “Romina Power: ci vuole fegato ad avvicinare una come me” – intervista rilasciata a Claudio Sabelli Fioretti – da “Magazine” del “Corriere della Sera”, 2005

  • Intervista citata

(3) Intervista citata

(4) Intervista citata

(5) Intervista citata

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