Comunicazione Politica, si chiude l’era di Silvio Berlusconi

Articolo di Francesco Pira

Ha utilizzato le televisioni e ha sfruttato il potere delle piattaforme social, adeguandosi ai tempi. Ha saputo essere simpatico e antipatico, a seconda delle circostanze, e ha duellato con conduttori televisivi o con giornalisti che magari non condividevano completamente nulla di quello che lui diceva e che oggi hanno dovuto confessare che è stato un grande istrione. Un personaggio capace di affascinare tutti, grazie alla sua empatia.

Quando si utilizza il termine comunicazione politica spesso si tende a fare riferimento ad un’accezione moderna dimenticando che essa ha in realtà origini antichissime. Come e perché nasce la comunicazione politica? Da sempre la causa prima è fatta risiedere nella necessità di poter contare sulla legittimazione del potere politico, come risultato di un consenso che può essere di qualsiasi tipo ed esprimersi in qualsiasi forma.

La stampa prima, la radio dopo, per arrivare alla diffusione del mezzo della televisione, negli anni Cinquanta e Sessanta, rappresentano i passaggi cardine dell’evoluzione della comunicazione politica. Ma è certamente la televisione che è riuscita ad imprimere una fortissima accelerazione allo sviluppo di nuovi linguaggi, così come degli studi su di essi e sull’influenza che esercita sui modelli di relazione tra sistemi dei media e sistemi della politica nei paesi democratici occidentali.

Fino ad arrivare all’introduzione e alla diffusione delle nuove tecnologie che hanno dato un’ulteriore spinta alla definizione di nuove forme e modalità di comunicazione politica e all’elaborazione di nuovi modelli di analisi.

La comunicazione politica è uno degli ambiti disciplinari più ricchi di letteratura accademica e divulgativa. Si sono cimentati in analisi con approcci e obiettivi molto diversi studiosi di psicologia, sociologia, semiologia, scienza della politica, statistica, linguistica e neurolinguistica, marketing e la morte di Silvio Berlusconi ha permesso a tanti esperti di tracciare il profilo dell’uomo politico e dell’imprenditore. C’è stato chi lo ha elogiato e chi lo ha denigrato. Sicuramente, davanti ad un feretro, qualche polemica si poteva anche risparmiare.

Io vorrei affrontare il ruolo di Berlusconi dal punto di vista della comunicazione istituzionale e della comunicazione politica, perché il suo modo di comunicare è stato innovativo ed io più volte l’ho spiegato nei miei testi e nei miei articoli scientifici.

Studiare la comunicazione del leader di Forza Italia è sempre stato interessante. Il suo primo discorso nel 1994, “L’Italia è il paese che amo”, è stato innovativo. Un leader politico che ha registrato un video di nove minuti e lo ha inviato a tutte le trasmissioni e a tutti i telegiornali nazionali che hanno deciso se mandarlo in onda integralmente, tagliarlo o non mandarlo. Un video incredibile, studiato nei minimi particolari: dai filtri alla telecamera, dal tipo di scrivania ai libri sistemati nella libreria. Io ho dedicato al suo discorso diverse lezioni all’Università, durante un corso di comunicazione politica.

Nel 2001 Berlusconi ha letto e firmato a “Porta a Porta”, il programma condotto da Bruno Vespa, il “contratto” con gli italiani. Un patto, letto e firmato l’8 maggio, cinque giorni prima delle elezioni politiche, distinto in ben cinque punti: abbattimento della pressione fiscale con l’esenzione totale dei redditi fino a ventidue milioni di lire annui, attuazione del piano della difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini, innalzamento delle pensioni minime ad almeno un milione di lire al mese, dimezzamento dell’attuale tasso disoccupazione ed un milione di nuovi posti di lavoro, apertura cantieri per il 40% degli investimenti previsti dal piano decennale delle grandi opere.

La comunicazione politica è completamente cambiata grazie a Berlusconi, visto che alcuni dettami della comunicazione politica ed elettorale sono stati stravolti.

Una sorta di destino incrociato legava la comunicazione politica alla comunicazione commerciale. Quindi, il candidato diventava prodotto e il cittadino elettore diventava consumatore.

È stato capace di personalizzare la politica e di riuscire a far passare dei messaggi forti e incisivi. Quando riusciva a mettere la firma su un decreto o su uno degli impegni presi con gli italiani, da Presidente del Consiglio, preparava gli spot televisivi da mandare in onda in cui diceva “Fatto!”.

Una comunicazione davvero diversa rispetto al passato e questo cambiamento è dovuto anche e soprattutto alla rete e al web.

La Rete ha avuto un suo ruolo nel produrre nuovi miti e nuovi nemici da combattere. Basta soltanto ricordare il caso nato su Facebook la sera in cui Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, fu colpito da una miniatura del Duomo a Milano, scagliato da una persona con problemi psichici. Dopo poche ore nacque sulla rete il gruppo di quelli che ritenevano giusto “Eliminare il Presidente del Consiglio” subito seguito dal gruppo “Eliminiamo quelli che vogliono eliminare il Presidente del Consiglio”. Una bella “gara tra imbecilli” fu giustamente definita. Un uso totalmente improprio della rete, che portò i massimi esperti dell’ordine pubblico a esprimere propositi di censura.

L’ultima campagna elettorale che possiamo considerare “lampo” ha visto i politici impegnati con le piattaforme social. I politici sono sbarcati sui social diventando platform leader, creando un legame diretto con gli elettori. In tanti hanno effettuato la loro registrazione su TikTok e lo ha fatto anche Berlusconi, perché voleva arrivare ai più piccoli e ai più giovani. Riuscire a comunicare con le nuove generazione risulta essere complicato, vista la perdita di autorevolezza di molti partiti politici e dei loro leader e Berlusconi lo sapeva.

Ha utilizzato le televisioni e ha sfruttato il potere delle piattaforme social, adeguandosi ai tempi. Ha saputo essere simpatico e antipatico, a seconda delle circostanze, e ha duellato con conduttori televisivi o con giornalisti che magari non condividevano completamente nulla di quello che lui diceva e che oggi hanno dovuto confessare che Berlusconi è stato un grande istrione. Un personaggio capace di affascinare tutti, grazie alla sua empatia e alle sue conoscenze.

Un imprenditore che è riuscito a raggiungere risultati straordinari e si è distinto anche in politica estera. Qualcuno ha definito il suo stile poco “ortodosso”, ma è stato un importante protagonista con legami importanti, colpi di scena e momenti esilaranti. In una delle sue tante uscite internazionali, Berlusconi venne rimproverato dalla Regina Elisabetta.

A Londra, nel 2009, alla vigilia di un G20, al momento della foto di gruppo Berlusconi si mise a gridare “Mister Obama”. Elisabetta, innervosita, disse: “Ma perché urla così?”.

Il più grande laboratorio di comunicazione politica moderna restano gli Stati Uniti, paese in cui la stabilità delle istituzioni democratiche e l’ampia libertà del sistema d’informazione e comunicazione hanno senza dubbio giovato allo sviluppo di dinamiche partecipative e in seguito all’esportazione di modelli complessi ed avanzati di comunicazione politica.

L’elezione di Obama continua a rappresentare la chiave di volta della comunicazione politica del ventunesimo secolo. C’è la comunicazione elettorale preobamiana e quella post.

Come molti hanno scritto, ed anch’io fra questi, è il presidente dei primati: il primo presidente afroamericano, il primo presidente Web 2.0, il più giovane della storia. Un esempio di coerenza di messaggio straordinario, è riuscito a trovare per ogni canale comunicativo la giusta cifra che lo ha reso credibile.

Nel mondo solo Obama, come leader politico, è riuscito a comunicare come Silvio Berlusconi. In Italia c’è un prima e un dopo Berlusconi, cosi come in America c’è un prima e un dopo Obama, quello che è certo è che Berlusconi ha segnato la storia della comunicazione politica e anche del nostro paese, perché è stato in grado di mettersi in gioco e ha raccontato il mondo e gli eventi in una prospettiva assolutamente nuova.

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