“Giardino della gioia”, un libro che racchiude le diverse anime di una sola poetessa

Articolo di Gordiano Lupi

Giardino della gioia è un libro che contiene altri libri, rectius diverse anime di una sola poetessa. Si comincia con Io sono gli altri, una sorta di poetica introduzione, per passare all’introspettivo Giardino della gioia, quasi un poemetto amoroso, per continuare con Intelletto d’amore, anticipato dalla dichiarazione di non volersi innamorare della piccola figlia Anna (nove anni e già così saggia, non vuole perdersi in un ottimismo eccessivo!). Tempo reale è più poetico e meno prosaico del capitolo precedente, una sezione dove l’autrice afferma di non vedere le cose come sono ma come lei riesce a vederle. Molto interessante Gene rosso, poesia in prosa per narrare gli eccidi del franchismo e le tortura ai danni dei malati di fanatismo marxista, poesia – documento da far leggere nelle nostre scuole da quanto è intensa e disturbante. Non mancano strazianti e realistiche liriche dedicate alla guerra fratricida tra Serbi e Bosniaci, con la descrizione accurata degli orrori di Sarajevo. Un’altra silloge notevole è Il disamore, composta di poesie – racconto musicali, costruite sulla base di accurata scelta lessicale. Tra queste spiccano le poesie su terribili fatti di cronaca, narrati con piglio da narratrice lirica, che prendono in esame gli eccidi di killer familiari come Mary Patrizio. Spam Poetry si apre con la storia di Pietro Maso, senza emozione e senza rimorso, che uccide per soldi i genitori dopo tre tentativi falliti, un mostro della porta accanto, uno di noi anche se non l’accettiamo; prosegue con Maria e Massimo Geusa. Due torture dal collare, per finire con il dramma di Emanuela Orlandi. La poesia si fa cronaca, intensa e musicale, commovente e realistica, per raccontare eccidi e misteri, situazioni di crimini tra le mura domestiche e stupri di Stato commessi all’ombra del Vaticano. Il puro esistere pare quasi un manuale su come si possa far poesia come si fa il pane e torna al capezzale della pura lirica quasi per fare ammenda con il lettore di aver imbandito così tanto crudo realismo. Nel sogno della materia e Rosso Roma chiudono un lavoro complesso e meritevole di attenzione che passa senza soluzione di continuità da liriche ermetiche e di complessa interpretazione a ricordi onirici di un passato lontano, inserendo persino episodi legati alla cronaca nera. Interessante l’uso del poemetto, sia in funzione amorosa che di ritorno al passato, come per fare reportage di guerra e di cronaca giudiziaria. Ricordo solo quello che fa bene ricordare, dice l’autrice, ma non è così vero perché tra le sue opere leggiamo episodi terribili che sarebbe bene dimenticare. La poetessa aggiunge che non serve ricordare l’abbandono, il disamore, lo sconforto … dobbiamo essere soltanto vicini al senso delle cose. Per finire con la Calandrone che sento più vicina al mio piccolo mondo interiore, la poetessa che racconta un padre che la portava al mare mentre lei osservava a lungo il luccicare delle onde del promontorio. Per concludere che Quando riappare la bianca / terra iniziale che avevamo / negli occhi da bambini / siamo tornati quello che eravamo. Proust torna sempre a far capolino nella miglior lirica del Novecento. Un bel libro di poesia da leggere e meditare.

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