“Un occidente prigioniero” di Milan Kundera

Articolo di Gordiano Lupi

Milan Kundera aveva già capito tutto nel 1967, quando pronunciò un discorso audace e brillante al Congresso degli Scrittori Cecoslovacchi, intitolato La letteratura e le piccole nazioni, dove asseriva la necessità per il suo paese di rappresentare uno spaccato della cultura germanica, pur conservando le caratteristiche peculiari. Il volumetto Un occidente prigioniero – edito in Francia nel 2021 e in Italia da Adelphi (chi altri, se no?) nel 2022 -, contiene la ristampa della vecchia prolusione e per la prima volta pubblica il saggio Un occidente prigioniero, ovvero La tragedia dell’Europa Centrale. Kundera, con lo stile semplice e forbito che lo contraddistingue, mette in guardia il suo paese dal rischio russificazione, al tempo in cui fu scritto (1983) la chiama sovieticizzazione, mette l’indice sul pericolo comunista, in ogni caso teme l’egemonia culturale da parte di un altro popolo. L’orrore di Kundera di fronte alla chiusura delle riviste culturali e dei giornali letterari in Cecoslovacchia, con la repressione della Primavera di Praga, di cui era stato uno dei fautori più convinti, diventa stupore quando si esilia in Europa, dove si rende conto che a Parigi (dove ha sempre vissuto) le riviste di cultura non esistono più, o se ci sono nessuno le legge, mentre gli intellettuali commentano inutili esternazioni televisive e banali affermazioni da talk-show. Kundera dà voce al grido di dolore del direttore dell’agenzia di stampa ungherese, che nel settembre del 1956 si era detto disposto a morire per l’Ungheria e per l’Europa, di fronte all’avanzata dei carri armati sovietici. Morire perché l’Ungheria restasse tale e soprattutto restasse Europa. La conclusione del grande scrittore ceco è che non è bastata la morte dell’intellettuale ungherese, forse non è servita a niente, perché l’Europa Centrale sta vivendo la tragedia della sua inutilità, schiacciata da un’Europa in decadenza culturale (in Italia la tocchiamo con mano!) e una Russia che avanza e non lascia spazi di autonomia e libertà. Il messaggio di Kundera, di fronte all’attuale guerra che la Russia ha scatenato per il dominio dell’Ucraina ha una portata epocale e andrebbe ascoltato e valutato con attenzione. La sopravvivenza di un polo dipende dalla forza dei suoi valori culturali, afferma lo scrittore ceco, quindi bando alle interferenze degli ideologie di regime e dei vandali di ogni natura. Per fortuna che i saggi sono datati 1967 e 1983, non osiamo pensare che cosa avrebbe scritto Kundera degli intellettuali francesi – gli italiani non sono da meno, anzi, credo che siano persino peggiori – che commentano Tik Tok, Twitter e Facebook, anzi, che sono tra i primi a scendere in lizza nell’agone delle sciocchezze un tanto al chilo.

Related Articles