“La casa dell’ammiraglio”, la raccolta di Tommaso Romano

Articolo di Antonino Schiera

Tutto sembra immobile, silenzioso, etereo, immaginifico, spirituale. Per lo stesso ammiraglio abituato a vivere e respirare la sua casa o casanima, come la definisce l’autore, ogni volta che vi accede è un’esperienza nuova, frutto dell’enorme ricchezza del luogo e della capacità dell’uomo di soggettivizzare e di rendere unico ogni momento della propria esistenza. Semplicemente cambiando e modulando la percezione attraverso i sensi dello spazio attorno a noi.

Possiamo immaginare l’ammiraglio che entra con passo felpato nel mondo che ha voluto e saputo creare con impegno, perseveranza, competenza e sensibilità. Un mondo ogni volta diverso, ricco di riferimenti artistici e storici e ritengo che il protagonista del libro desideri, al limite della bramosia, nutrirsi, arricchirsi di conoscenza e di sensazioni, attingendo nuova linfa dall’anima di ciascun artista creatore delle innumerevoli opere presenti. Un virtuoso e ordinato affollamento di forme, colori, intarsi, sculture che genera flussi di pensieri estatici, voli pindarici, viaggi con la mente, trance ipnotiche.

Non c’è albagia nell’ammiraglio, piuttosto la ricerca di un senso dell’esistenza, di un’identità che una mente votata allo studio, alla creatività, consapevole della caducità della vita, vuole eternare e cristallizzare nel tempo.

rischia di far sbiadire nel tempo e tra le righe del libro troviamo il tentativo di dare risposte ad alcune domande di tipo esistenziale. Ricerche che assumono nel testo carattere razionale e scientifico oppure carattere spirituale e trascendentale, quando l’ammiraglio si rivolge prima a un luminare della scienza e successivamente a un prete per dare una risposta precisa a una sua profonda preoccupazione. Perché nella sua mente, o semplicemente nella realtà, le opere d’arte si animavano e interloquivano con lui? In particolare un’elegante e delicata statua in marmo a mezzo busto, raffigurante una bimba studiosa china su libro e quaderno, che l’ammiraglio chiamava Cometa. L’inanimato che prende vita per via del profondo amore di chi ha messo insieme quei capolavori contrapposto all’animato, ovvero le persone care, fino ad allora in vita, che vengono a mancare: ora l’ammiraglio sentiva molto profondamente,con un turbamento che costantemente l’attraversava, la scomparsa della madre, dopo la perdita dell’altro amatissimo genitore. Finiva con lei un’intera generazione di parenti prossimi, precedenti la sua generazione. Ed oggi spesso riemerge dai pensieri più profondi dell’ammiraglio la consapevolezza che una buona parte della sua esistenza si è sciolta come neve al sole, ma non senza avere generato frutti più o meno maturi in dono alle generazioni future. Sensazioni e considerazioni che fanno assumere, in questo particolare scorcio del libro, un carattere elegiaco.

Arte ed erotismo simbiosi che si conferma e si eterna tra il profano dell’amore che come vapore si disperde tra il sogno e il desiderio di un momento di voluttà e il sacro dell’amore fedele che si materializza nei gesti e nella quotidiana dedizione di una donna innamorata. Ma anche amicizia, ricordi pervasi di nostalgia, valori familiari all’interno di questo libro che si esplicano attraverso i racconti del protagonista e attraverso i dialoghi con le opere d’arte raccolte nella casa museo, ma anche in altri luoghi della sua esistenza che rappresentavano il buen retiro dell’anima .

La casa dell’ammiraglio è un libro che consiglio vivamente di leggere perché chi già ha cosparso la propria esistenza di bellezza ne sarà ulteriormente ammaliato. Nel contempo il libro può rappresentare un faro, con approdo sicuro, per quelle persone che vivono dimenticando che insieme alle tante brutture del mondo esiste l’ingegno e la creatività dell’uomo, capaci di regalare opere d’arte di vario genere che resistono alle intemperie e alla corrosione del tempo.

Resta questa una riflessione che ci riporta alle parole Fëdor Dostoevskij, considerato insieme a Lev Tolstoj uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi di tutti i tempi. Nel romanzo l’Idiota fa affermare al principe Miškin la ormai famosa frase: ”La bellezza salverà il mondo”. Considerazione e auspicio sempre attuali, visto che il nostro mondo è perennemente in fibrillazione, tanto da farci temere che possa presto essere interessato da un blocco generalizzato, ovvero da una sorta di fallimento e insolvenza, per quanto attiene la sfera virtuosa delle relazioni umane. E la domanda che dobbiamo porre a noi stessi è: siamo disposti a farci salvare dalla bellezza? Dalla bellezza di un meraviglioso museo, dalla bellezza dell’arte in generale, della poesia, della musica, della fede, della comunicazione, dei libri, dei sogni, dei nostri progetti, della nostra famiglia, dei nostri figli per i quali dobbiamo impegnarci ogni giorno perché possano ereditare un mondo migliore.

Citando anche la concezione di bellezza di Platone, l’ammiraglio in queste pagine ricche di tante altre citazioni dotte, ci conduce per mano all’interno di un mondo che la meravigliosa lingua tedesca condensa in una sola espressione wunderkammer, camera delle meraviglie, apogeo che condensa la ricerca continua dell’ammiraglio perché quella camera diventi sempre più attrattiva.

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