“Los pájaros tirándole a la escopeta”, una poetica che affronta i conflitti generazionali

Articolo di Gordiano Lupi

Il primo lungometraggio di fiction di Rolando Díaz è Los pájaros tirándole a la escopeta (1984) rappresentativo di una poetica che affronta i conflitti generazionali, critica il machismo e una vecchia mentalità schiava delle apparenze. Il titolo del film è un proverbio cubano intraducibile con identica frase italiana, perché letteralmente significa Gli uccelli stanno sparando al fucile. Il senso del proverbio lo spiega il personaggio della nonna quando reclama che gli anziani devono poter vivere la vita fino in fondo e persino amare. I giovani non devono vietare ai genitori e ai nonni di avere una vita sentimentale, non conta l’età, tutti hanno gli stessi diritti. Il film ha un tono da commedia popolare di argomento sentimentale, attualizza il melodramma e si serve di molta buona musica de Los Van Van per valorizzare un misero contesto. 

Emilio e Magdalena iniziano una relazione amorosa, conoscono le rispettive famiglie, ma cominciano i problemi quando scoprono che tra la madre del fidanzato e il padre della ragazza è nata una storia d’amore. Emilio non accetta la relazione della madre, scaturisce un conflitto tra vecchia morale e spinte innovative portate dalla vita. Lieto fine assicurato con la nascita di due gemelli, dopo molti contrasti tra genero e suocero, ma pure tra i fidanzati che rischiano di mandare a monte il matrimonio. Ottima la colonna sonora a base di canzoni composte da Juan Formell ed eseguite da Los Van Van, motivo del grande successo di un film modesto.

Alcuni critici cubani parlano di commedia indimenticabile, ma per uno spettatore europeo abituato a ben altri tipi di commedie il film non possiede gli stessi pregi. La fotografia è anonima, la scenografia televisiva, la sceneggiatura prevedibile, il montaggio fiacco, i tempi sono dilatati e la storia ricorda il romanzo d’appendice… Non troviamo altri motivi per consigliarne la visione se non la brillante colonna sonora di Juan Formell. A tratti sembra un musicarello italiano degli anni Sessanta, ma con meno spessore e trama più scontata. I personaggi sono macchiette: Emilio è il classico macho cubano pieno di pregiudizi; il padre di Magdalena è un vecchio ipocrita geloso della figlia; Magdalena è un personaggio incomprensibile, senza carattere; la nonna del ragazzo è un cartone animato che parla per proverbi; la madre di Emilio non ha spessore. Alcune situazioni sono da commedia sexy italiana e divertono, come quando i ragazzi devono nascondersi sotto il letto per evitare che i genitori li scoprano e dal nascondiglio comprendono che stanno facendo l’amore. Il regista è bravo a far intuire senza indugiare su aspetti erotici che esulano dalla tematica affrontata. Altra scena da farsa è l’investimento di Emilio che finisce in ospedale completamente ingessato. Sotto l’aspetto documentaristico sono interessanti le sequenze che riprendono il lavoro della madre di Emilio in una fabbrica di giocattoli e del padre di Magdalena come autista di autobus. I due ragazzi sono colleghi di lavoro all’interno di un’azienda e si conoscono al momento di timbrare il cartellino. Il sindacato che stimola il popolo lavoratore alla produzione e impartisce parole d’ordine è un altro bel documento dei tempi. Sono ben girate anche le sequenze che mostrano i ragazzini per strada mentre giocano a baseball, le scene allo zoo dell’Avana, le strade cittadine e le feste popolari a base di salsa.

Il tema della pellicola è l’amore senile messo a confronto con l’amore giovanile, soprattutto il diritto di poter amare a ogni età, senza limiti e pregiudizi. Il problema è che per dire questa banalità il regista impiega quasi due ore e sono francamente troppe. Lo spettatore cubano abituato alla telenovela si immedesima e segue con passione questo tipo di storia, ma fuori dai confini nazionali non crediamo che il genere possa incontrare molti estimatori. Il solo motivo di interesse è la condanna del machismo e di una morale sorpassata. Il regista si sforza di indagare il rapporto padre – figlia e madre – figlio, ma non scava in profondità, resta a livello di pregiudizi e di luoghi comuni. I ragazzi si sposano perché Magdalena attende un bambino, ma non dice niente al padre che non è di mentalità molto aperta. Una zuffa tra genero e suocero porta i due uomini prima a vivere da soli – dopo essere stati allontanati dalla famiglia – quindi a diventare amici e infine alla riconciliazione con il resto del gruppo poco prima che la moglie partorisca. Il motivetto “maschio o femmina” di Juan Formell conduce stancamente verso uno scontato finale dove la sola sorpresa è Magdalena che partorisce due gemelli, uno maschio e l’altro femmina. Non solo: pure la nonna trova l’amore. Ricordiamo la canzone Los pájaros tirándole a la escopeta scritta e cantata dai Los Van Van che accompagna il film e ne riassume la storia come una sorta di didascalia musicale. Citiamo anche alcune ottime canzoni di Amauri Perez e di Silvio Rodriguez.

Regia: Rolando Díaz. Durata: 90’. Produzione e Distribuzione: ICAIC (Cuba). Produttore: Evelio Delgado. Fotografia: Pablo Martínez. Montaggio: Jorge Abello. Musica: Juan Formell e Los Van Van. Suono: Germinal Hernández. Soggetto e Sceneggiatura: Rolando Díaz. Interpreti: Reinaldo Miravalles, Consuelo Vidal, Alberto Pujols, Beatriz Valdés, Silvia Planas, Néstor Jiménez.

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