San Domenico, le Fake news e la creatività di Don Giovanni Berti

Articolo di Francesco Pira

In una vignetta tratta da “Le vignette del Signore sono infinite, La storia della Chiesa disegnata con il sorriso”, di Giovanni Berti e Lorenzo Galliani avviene lo scambio di battute tra due angeli. Il primo dice: “San Domenico fu instancabile contro le eresie” e il secondo risponde: “In pratica le fake news su Dio nel Medioevo!”

Come tutti gli anni l’8 agosto viene ricordato San Domenico di Guzman. Fu il fondatore dell’Ordine dei Predicatori, noti anche come Frati Domenicani.

Proprio l’8 agosto, come accade ormai solitamente a tutti, ho iniziato il mio quotidiano “Doomscrolling” sulla Home Page di Facebook e ho letto il post di un bravissimo sacerdote, Giovanni Berti.

Scrive il don, citando San Domenico di Guzman: “La cosa che più infastidisce Dio? … non che non si creda alla sua esistenza, ma che lo si dipinga per quello che non è! Dio non ama le caricature che facciamo di lui quando lo facciamo apparire come un padrone arcigno, un giudice implacabile o un vendicatore spietato… Sono le eresie quello che più infastidisce Dio, che con Gesù ha voluto mostrare il suo volto più vero, cioè il nostro come esseri umani quando amiamo, perdoniamo, aiutiamo, sorridiamo…

San Domenico Guzman (1170-1221), contemporaneo di un altro grande predicatore di Gesù, San Francesco d’Assisi, ha dedicato la sua vita contro le eresie su Dio, eresie che non facevano sparire il Suo volto, ma lo deformavano cosi come accade anche oggi. Quasi quasi è meglio non credere in Dio che in un “dio” sbagliato”.

Il post è accompagnato da una vignetta tratta da “Le vignette del Signore sono infinite, La storia della Chiesa disegnata con il sorriso”, di Giovanni Berti e Lorenzo Galliani – Religione Online, Ancora Editrice – 2022. In questa vignetta avviene lo scambio di battute tra due angeli. Il primo dice: “San Domenico fu instancabile contro le eresie” e il secondo risponde: “In pratica le fake news su Dio nel Medioevo!”.

Don Giovanni Berti classe 1967, prete della Diocesi di Verona dal 1993, ho avuto l’onore e il privilegio di conoscerlo di recente a Favare al Meeting del Mediterraneo dei Francescani. Sul suo sito personale https://www.gioba.it/ scrive: “a chi mi chiede se ho fatto qualche scuola di disegno rispondo di no……ma è vero che a scuola ho disegnato sempre molto. Un modo per sopravvivere alle lezioni più noiose…”

Il racconto di come ha iniziato a disegnare mi ha molto colpito: “ Fin da piccolo mi sono dilettato a disegnare..Era un modo per giocare con la fantasia e crearmi un mio mondo fantastico…

Durante il liceo ho iniziato a fare qualche piccola caricatura ad insegnanti e compagni di classe. Poi pian piano mi sono messo a disegnare semplici vignette sulla vita di classe e sugli stessi professori. Anche durante i 7 anni di seminario, dove sono entrato a 19 anni, ho continuato a far vignette sulla vita di comunità e sui docenti di teologia. Diventato prete non ho smesso di mettere su foglio di carta i miei sorrisi, pensando a situazioni più o meno buffe che possono nascere nella vita di Chiesa. Anche le pagine del Vangelo sono fonte di ispirazione, non per banalizzare il messaggio che contengono, ma al contrario per cogliere la potenza di gioia che è nascosta nella storia di Gesù…”

Chi mi segue ormai da tempo sa bene quanto io mi sia dedicato allo studio e all’analisi delle fake news. Un lavoro incessante e continuo per riuscire a trasmettere un’informazione chiara, costruttiva e soprattutto vera. Quindi, dopo aver visto il post e l’immagine, ho contattato padre Giovanni con tanto entusiasmo perché le sue parole mi hanno spinto ad affrontare, ancora una volta, il problema della disinformazione.

A tratteggiare la figura di San Domenico sono stati in tanti. Il Santo viene citato da Dante come una delle figure principali della storia della Chiesa Cattolica. Infatti, richiamato nel Canto XII del Paradiso quando questi incarica San Bonaventura da Bagnoregio di fare un riassunto sulla sua vita. In tempi recenti lo hanno ricordato sia il Papa emerito Benedetto XVI e sia Papa Francesco.

Benedetto XVI, durante l’Udienza Generale del 3 febbraio 2010, ha spiegato l’importanza di San Domenico, in quanto diede un contributo fondamentale al rinnovamento della Chiesa del suo tempo. Domenico, si rese conto che la Chiesa doveva affrontare numerose sfide: popoli non ancora evangelizzati e la presenza di gruppi eretici, in particolare gli Albigesi. Infatti, portò avanti il suo compito di evangelizzazione per far conoscere Gesù alle genti. Nel suo cuore custodiva il desiderio di informare tutti sulla verità del Vangelo.

Papa Bergoglio lo scorso anno ha inviato una lettera, in occasione degli 800 anni dalla morte di San Domenico, avvenuta a Bologna nel 1221. Una missiva densa di valori cristiani, indirizzata all’attuale Maestro dell’Ordine Timoner.

Papa Francesco ha definito San Domenico come un “autentico predicatore di Grazia” e la “sua grande vocazione era quella di predicare il Vangelo dell’amore misericordioso di Dio in tutta la sua verità salvifica e potenza redentrice”.

Mi sembra chiaro il senso di queste parole: bisogna allontanare tutte quelle notizie distorte che destabilizzano le persone. Un invito ad utilizzare correttamente i social, affinché servano ad unire e a creare un confronto costruttivo.

Il Pontefice ha aggiunto: “Bisogna redimere la comunicazione dallo stato in cui è oggi, nelle mani di tutto un mondo di comunicazione che o dice la metà, o una parte calunnia l’altra, o una parte diffama l’altra, o una parte sul vassoio offre degli scandali perché alla gente piace mangiare scandali, cioè mangiare sporcizia. Non è vero? È così. […] Come Cappuccetto rosso, che incomincia con il lupo che vuole mangiare Cappuccetto rosso e finisce con Cappuccetto rosso e la nonna che mangiano il lupo. No, non va la cosa! Una brutta comunicazione deforma la realtà”.

Durante l’incontro con i Paolini, religiosi che hanno come carisma proprio la comunicazione, Papa Francesco ha evidenziato come la disinformazione sia “all’ordine del giorno”. Infatti: “Si dice una cosa ma se ne nascondono altre”. Ecco perché è necessaria una divulgazione “nitida e chiara” delle notizie, che nel caso dei periodici religiosi deve anche essere “testimoniata con la propria vita”.

Da sociologo della comunicazione ho analizzato i dati recenti e mi sono reso conto di quante fake news siano circolate negli ultimi due anni. Non a caso il Word Economic Forum, ormai da tempo, ha inserito la diffusione della disinformazione tra i principali rischi globali.

Non può essere sottovalutato, per esempio, che Facebook e Twitter viaggiano al ritmo di una chiusura ogni quarto d’ora di profili fake, di persone cioè che s’inventano un’altra identità e la usano per colpire persone, istituzioni, che non gradiscono.

Le fake news, innanzitutto, hanno un notevole appeal, perché sono notizie che incuriosiscono, riuscendo a cavalcare l’onda dei temi di attualità e a penetrare nell’agenda setting. Sono poi virali, cioè riescono a diffondersi con grande efficacia e a raggiungere un grande numero di persone. Inoltre, sono veloci e crossmediali, vale a dire in grado di essere trasversali ovvero di passare da un media all’altro. Rappresentano ancora un flusso, vale a dire che sono una informazioni orientate a dimostrare una tesi o a veicolare l’opinione pubblica verso una posizione chiara che non sempre rispecchia la realtà. Infine, hanno una “energia” incredibile, nel senso che, anche quando sono smascherate, riescono a lasciare una traccia profonda nella memoria dei lettori e nell’opinione pubblica.

Assistiamo, purtroppo, ogni giorno a una vera e propria invasione di questa tipologia di notizie e sono i numeri e le percentuali a sottolinearlo. Tantissime le bufale che coinvolgono la Chiesa, compreso lo stesso Pontefice.

Una legge non potrà fermare il proliferare delle fake news, ma la conoscenza e l’educazione di base può servire a migliorare il nostro rapporto con le nuove tecnologie. Basta solo volerlo e seguire il consiglio di Papa Francesco: “La verità è il nostro prezioso alleato nell’impegno a difesa della dignità dell’uomo”.

Ringrazio padre Giovanni Berti perché la sua riflessione, “ad alta voce”, mi ha dato la possibilità di riflettere ancora una volta su un tema che che per me è diventato una “missione”.

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