Corsi e ricorsi della storia: siamo alla vigilia di una nuova crisi energetica?

Articolo di Antonino Schiera

Nel 1971 l’amministrazione Nixon decise di dire addio al dollaro convertibile in oro. L’improvvisa decisione del presidente americano, annunciata in tv la sera del 15 agosto 1971, segnò la fine del sistema monetario internazionale del dopoguerra, creato nella conferenza di Bretton Woods. I produttori arabi dovettero aumentare i prezzi per compensare la svalutazione del biglietto verde, valuta utilizzata per l’acquisto del petrolio.

Il 6 ottobre del 1973, giorno della festività ebraica dello Yom Kippur nella quale viene celebrato il giorno dell’espiazione, Israele fu attaccato dall’esercito egiziano partendo dalla penisola del Sinai. Nello stesso momento i paesi aderenti all’Opec, acronimo di Organization of the Petroleum Exporting Countries, decisero un forte aumento del prezzo del petrolio a livello mondiale e la diminuzione del 25% delle esportazioni, oltre a un embargo nei confronti dei paesi maggiormente filoisraeliani. L’iniziativa era un chiaro segnale a sostegno della Siria e dell’ Egitto.

La combinazione di questi due eventi spalmati nel tempo costituì il terreno fertile perché avvenisse la prima grande crisi energetica del secolo scorso che coinvolse l’Italia e la maggior parte delle economie dell’Europa Occidentale e degli Stati Uniti. In Italia fu imposto il divieto di circolazione delle automobili il sabato e la domenica, la chiusura anticipata delle attività commerciali, le città spesso rimanevano al buio. Fine parte prima.

Il 4 novembre 1979 centinaia di rivoluzionari iraniani fecero irruzione all’Ambasciata americana a Teheran prendendo in ostaggio 52 tra diplomatici e funzionari. La produzione di petrolio, come conseguenza alla crisi politica e militare, fu ridotta drasticamente, furono invece del tutto sospese le esportazioni verso i paesi occidentali. Tutto questo provocò una rapida impennata dei prezzi del petrolio, generando non poche difficoltà di approvvigionamento energetico. Questi eventi diedero inizio ad una serie di fatti consequenziali, che portarono alla seconda importante crisi energetica, che accelerò il processo di ricerca di nuovi pozzi di petrolio, il processo per la diminuzione dei consumi, quelle delle automobili in primo luogo, lo sviluppo di energie alternative. L’obiettivo del mondo occidentale era quello di rendersi energeticamente il più indipendente possibile dalle aree mediorientali del mondo.

Va detto che il principale protagonista delle crisi energetiche appena descritte fu il petrolio greggio. Oggi qualcosa è cambiato in quanto il gas naturale sta assumendo un ruolo sempre più importante, soprattutto nell’ambito industriale e del riscaldamento delle abitazioni. La Russia è uno dei più importanti produttori ed esportatori di petrolio e gas naturale al mondo davanti agli Stati Uniti. E la Russia, in guerra con l’Ucraina, in questo scorcio di anno recita la parte del più forte così come successo nel passato, ma con riferimento ad altre nazioni, ad altre aree geografiche. Nel contempo la quota di energia prodotta attraverso le energie alternative, cito quella solare e quella eolica ad esempio, è ancora risibile rispetto al fabbisogno mondiale di energia.

Facile a questo punto fare un accostamento paragonando le crisi energetiche del passato con la situazione odierna, forti delle prime avvisaglie tratte dai fatti di cronaca: significativi rincari della benzina che non risparmia il diesel, bollette elettriche con aumenti abnormi, approvvigionamenti gas per il riscaldamento a rischio e più costosi. Tutto questo significa aumento dell’inflazione che può portare al drastico calo degli investimenti, alla diminuzione della circolazione del denaro nel frattempo svalutatosi e infine alla temuta recessione.

In un’intervista rilasciata alla trasmissione Ossi di seppia in onda su RaiPlay, Alberto Clò economista e accademico italiano ha detto: “l’energia è un elemento vitale non solo dell’economia del nostro vivere quotidiano, non possiamo immaginare cosa possa essere la vita senza l’energia elettrica. Un paese che dipende massimamente da un fornitore estero, come oggi è l’Europa intera verso la Russia, non è un paese libero. Dipendere dall’energia fornita da altri paesi – prosegue il professore Alberto Clò – significa esserne soggiogati. La lezione che imparammo quando l’occidente si liberò in qualche modo dal petrolio arabo. Oggi dobbiamo fare la stessa cosa. La scelta politica di fare della Russia il nostro primo fornitore di energia per stiamo pagando cara e quindi negli anni a venire io spero che l’Occidente, così come dopo il 1973, anche dopo il 2022 reagisca liberandosi da questo giogo”.

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