La simbologia Milza-Fegato: il Diritto alla trasformazione ed il dovere della Ricerca

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

E’ nelle intenzioni di chi scrive porgere ll dovuto ringraziamento al caro amico Mikhael Germano Di Mattia (https://it.wikipedia.org/wiki/Germano_Di_Mattia), che in uno dei nostri dialoghi mi consigliò il libro sopra citato, riferendomi anche di aver intervistato l’autrice, che ha superato i 100 anni di età. Mikhael sta lavorando a tale intervista e probabilmente vedremo pubblicato il suo saggio.

Profonda Gratitudine da parte mia, sperando che l’autrice possa leggere tale encomio, quale riferimento pedagogico alle mie ricerche.

Sentire continuamente, per un periodo prolungato, una fitta al fianco sinistro e dopo un attimo al fianco destro, era tortura. Il corpo sollecitato dall’anima, aveva bisogno di essere ascoltato, le viscere stavano comunicando attraverso il linguaggio dei simboli, quindi la parte dello spirito aveva bisogno di esprimersi.

Il contesto nel quale si vive, a volte non aiuta, condividere con i cinici e materialisti è un continuo massacro, non era la città di Roma che non andasse bene ma i soggetti con i quali si condivide il quotidiano, l’attesa della sera era la speranza che, dopo il tocco di mezzogiorno, diveniva quell’orizzonte sempre più vicino. Una certa conoscenza ricavata da testi particolari dava la spiegazione di tale sintomatologia ma non si riuscivano a trovare risposte sufficienti. Il corpo e lo spirito dialogano in continuazione, essi sono le radici dell’anima nel nostro corpo, acquisendo confidenza con il sintomo le mani accarezzavano quella parte dolente, intanto attorno sembrava tutto in continua trasformazione. Un giorno, dialogando con l’amico Mikhael Germain, mi consigliò il libro “ll simbolismo del corpo umano” di Annick de Souzenelle, lo ordinai immediatamente, appena lo ebbi tra le mani iniziai a sfogliarlo e notavo che si apriva un universo pieno di risposte, sicuramente è un volume che non dovrebbe mancare sui propri scaffali ma ci si rifiuta , permane la convinzione che ogni cosa è così come viene data, e poco ci si interessa di cercare, di scoprire il profondo significato di ciò che vediamo o percepiamo. Rimangono letture lontane dal mondo profano,e allora bisogna stare attenti da chi non potrebbe comprendere, soprattutto dai Guru da bancarella che allontanano dalla bellezza dell’ Inter-individualità a favore di un impersonale forma di approccio con la vita, sia interiore che esteriore.

Il Bello è la Curiosità verso la conoscenza, è il sentiero dove l’uomo intravede l’oggetto del Sublime, queste righe di conoscenza sintetizzano in trecentocinquantaquattro pagine la strada da percorrere, ove trovare le chiavi utili per accedere ai luoghi del cammino interiore.

Il nostro corpo è simbolo ovvero l’unione di tutto quello che osserviamo, in modo suddiviso con i sensi, se l’esteriorità suddivide il simbolo, dovremmo andare più in profondità, capire questo luogo di unione e bellezza. Il libro del “Cantico dei Cantici” che cito spesso, è si l’amore che intercorre tra due enti ma è al tempo stesso la geografia dell’ archetipo, ogni parte del corpo rivela ciò che è completo nel Sé. “Percorrendo” le pagine ci si accorge della sintesi e del significato della fisiologia corporea. In questa sede si proietteranno i riflettori sul Fegato e Milza,

Il fegato è la ghiandola più grande del corpo umano e animale, ed è ben conosciuto nella Bibbia. Il suo nome prende origine proprio dal suo peso (negli uomini adulti pesa circa 1,5 kg): כבד (kabèd), “pesante”. La radice ebraica כבד (kbd) significa “essere pesante”. In accadico kabattu significa “fegato”, kabatu significa “pesante”.

Nell’area della lingua accadica il fegato, successivo al cuore, è l’organo più importante perciò viene menzionato spesso. È quindi degno di considerazione il fatto che nelle Scritture Ebraiche il fegato è menzionato solo 14 volte.

L’autrice scrive: il fegato “Cabot in ebraico כבד” (“gloria”) significa pesantezza, gravità, potenza, esprime essenzialmente la sede della potenza Divina quindi questo organo è il luogo dove si accumula la luce della divinità, infatti la parola Cabot nella Cabala ha valore numerico 26 uguale al numero del Sacro Tetragramma.

Iniziare a vedere un orizzonte molto più vicino significa che si stanno raggiungendo quelle profondità nelle quali immergersi così da percepire il senso di cause e di effetti come risposta al significato del sentire, e del guardare, ciò che ci trafigge è il passo antecedente all’accoglimento dello Stato dinamico del cambiamento.Il fegato luogo dell’ascesa delle energie dà il suo frutto Tov (ebraico), compiuto, quando i tempi si sono maturati, tempo del Corpo, tempo dello spirito, tempo dell’Anima. Tale organo, secondo i cinesi, è lo scudo che serve a proteggerci attraverso l’emanazione del potere della luce che è in continuo lavorio, quando l’anima ha necessità di scendere nella luce e quindi toccare le profonde radici nell’ombra, bisogna contemplare il silenzio.

La società che propina un eccessivo pragmatismo, distorce il significato del viaggio interiore e tende a comprovare l’inefficacia della non persistenza del Sublime, apice dello stato di elaborazione-contemplazione, l’uomo del XX/XXI secolo è vulnerabile, preferisce il cambiamento/sostituzione esteriore, quel qualcosa fuori da sé, distante da: “come all’ esterno cosi’ all’interno”. Ma andiamo avanti con l’analisi della autrice:

La milza e l’organo della profondità della terra il linguaggio Alchemico lo sintetizza con l’acronimo V.I.T.R.I.O.L.

“Visita Interiora Terrae Rettificando Invenies Occultum (ORIS) Lapidem visita l’interiore della terra rettificando troverai la pietra dell’origine. Ogni essere che sperimenta la discesa nella profondità può restare terrorizzato e decidere di risalire in superficie”.

Forse è il caso di citare l’atteggiamento di Dante che prima di addentrarsi nella selva oscura, incontrando le fiere fa più di un passo indietro? Decisamente sì. La Paura frena la ricerca, ma grazie alla fitta comprendiamo che qualcosa deve essere trasformata.

“La milza che è il giacimento di Ferro , il cimitero dei globuli rossi, è un organo legato alle profondità della terra, ha il compito di fare nutrire di far mutare il ferro in argento, ovvero nuova intelligenza dell’IO trasformato, anche i globuli bianchi contribuiscono a questa trasformazione. La fitta al fianco non è estranea alla enfatizzazione del IO, ma è proprio la milza che accompagna l’ io alla trasformazione, una volta avventa la permutazione trasporta al fegato le energie compiute.

E’ da ogni dolorosa frattura che nasce l’uomo nuovo, ogni dolorosa frattura “È” una ricostruzione dell’uomo, del bello, in questo senso

“ i cinesi dicono che è il tuono, il sisma, lo chiamavano anche Gong che ricorda i Silsalim ovvero i clavicembali ebraici, la parola Silsalim ha una radice che significa ombra, ogni ombra è il potenziale compimento di qualcosa, la milza trasforma ciò che Dio è nelle sue Manifestazioni, il fegato quindi è il luogo del ritorno in gloria dello sposo”.

La domanda posta con ardore “Perché trafiggi il mio fianco?” ha finalmente trovato risposta, ha fornito la soluzione di un rituale Alchemico, ma è il coraggio viscerale che manifesta la domanda che segue altre domande, espressione quindi di chiara consapevolezza di ciò che è stato necessario per creare lo spazio per la discesa interiore. Ma quando si discende nell’interiorità dobbiamo memorizzare il percorso tale che al ritorno possiamo riportare tra le mani tutto ciò che è stato obbligato dalla materia.

Perché trafiggi il mio fianco?

Non so più come lenire il dolore

che spezza il sangue,

perché il fianco trafitto

non riesce a tracciare

la via del sentiero?

Quante parole si emettono

creando strazio a chi le ascolta.

Vorrei dirti grazie perché

si completi il viaggio,

dovrò baciarti l’anulare

poggiandolo sul pollice ed indice.

Dio conosce ogni tempo,

Ritrovare viaggiando

all’interno della propria terra,

dentro il proprio cielo,

scrutando e ascoltando

il proprio cuore e respirando

la presenza,

è il connubio santo con la vita.

Perché hai trafitto il mio fianco?

Perché Dio ha voluto svegliarmi.

(TheoScalzo44)

L’autrice è stata l’epifania del sentimento che si deposita attraverso l’accurato dialogo con sé stessi, nessuna domanda dovrebbe sfuggire al nostro spirito, perdersi è già l’inizio della accettazione della luce delle Sacre candele, gioco di ombra per rintracciare le risposte, autentiche luce della Verità.

La Trasformazione dell’ “IO” è la semplificazione delle esperienze della realtà contingente, infatti l’uomo sarà in grado di ridurre l’interpretazione a Simboli, a tal proposito il Maestro Omraam Mikhael Aivanov si esprime così:

“Gli iniziati hanno una visione del mondo caratterizzata dalla semplicità, hanno imparato a ridurre l’infinita molteplicità dei fatti e delle attività del piano fisico e del piano psichico a pochi principi di base. Molti hanno assimilato questi principi di base ad alcune figure geometriche, ed è così che certi filosofi, tra i quali Platone, hanno rappresentato Dio come un geometra. La molteplicità delle cose può essere ridotta a pochi schemi semplici. Cosa c’è di più semplice delle figure geometriche? Il linguaggio simbolico, che è un linguaggio universale, rappresenta la quintessenza del sapere”.

Aivanhov prima e poi la de Souzenelle, et altri ancora hanno dimostrato che il corpo umano è la rappresentazione simbolica del linguaggio alchemico. Come poter smentire il lavoro di grandi studiosi, ricercatori, che hanno speso e spendono la vita per formulare risposte per il mondo, vengano spesso considerati dei semplici santoni menzogneri. Se si adottasse la speculazione come un atteggiamento verso la vita potremmo vivere in modo più semplice, nel corso degli anni, il Sapere si è sezionato in tanti compartimenti, ma non è questo il problema quanto la non conoscenza della Origine dei simboli, del loro significato.

Come si è letto prima, Aivanhov lo ha precisato con estrema chiarezza, il simbolo ci riporta alla geometria e questa al significato simbolico.

L’auspicio è l’inizio di una nuova Scienza senza suddivisione dei saperi, che sia una ricerca incessante che mira alla interpretazione del linguaggio del corpo.

Concludo, come all’inizio, con un accorato ringraziamento alla autrice Annick de Souzenelle ed al caro amico Mikhael-Germain.

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