“The palace”, un film grottesco tirato fuori dal cilindro di Roman Polanski

Articolo di Gordiano Lupi

Novant’anni compiuti ad agosto e tu guarda che film grottesco tira fuori dal cilindro Roman Polanski, dopo tanto cinema thriller (L’uomo nell’ombra) e drammatico (Oliver Twist), persino horror (Rosemary’s Baby) e storico (Il pianista), sentimentale (Quello che non so di lei) e surreale (Che?). Un ritorno ai tempi di Per favore non mordermi sul collo! (1967) e ad atmosfere leggere, quasi vanziniane, una sorta di  Vacanze di Natale corretto al sofisticato, secondo la lezione di Billy Wilder. Polanski dirige una commedia teatrale al Palace Hotel di Gstaad in 17 settimane, ispirandosi a Vacanze d’inverno (1959) di Camillo Mastrocinque, girato in un hotel di Cortina d’Ampezzo, e a Weekend con il morto (1989) di Ted Kotcheff, personalmente pensando che niente sappia di Spaghetti a mezzanotte (1981) di Sergio Martino. Tutto è orchestrato a dovere, con sapienza scenica, per mettere in mostra vizi e difetti di una carrellata di personaggi che popolano un albergo sulle Alpi svizzere la notte d’un singolare Capodanno. Sta per scattare l’anno 2000, Putin prende il posto di Eltsin e la Russia non sarà più la stessa, ricchi italiani e magnati russi si danno appuntamento al The Palace per una cena ai limite del cafone (enormi piatti di caviale e fiumi di champagne) condita da una serie di improbabili intrallazzi. Conduce le danze un direttore d’albergo diplomatico e ipocrita che accoglie un ex attore del cinema porno (Barbareschi), un ricco arrogante (Rourke), una serie di plutocrati russi, vecchie signore ritoccate (tra queste Sydne Rome) e il loro chirurgo estetico, che per l’occasione cura la dissenteria di un cagnolino. Critica sociale e di costume che si danno la mano nel giorno della grande paura del Millennium Bag e conducono la storia su note da commedia sofisticata. Incontriamo una ventenne che ha sposato un ricco novantenne che muore durante un coito, ma si deve fingere che sia vivo fino ai fuochi d’artificio della mezzanotte per poter riscuotere l’eredità. Vediamo una vecchia marchesa (Ardant) con il suo amato cagnolino che vive un’avventura con un fascinoso idraulico. Tra i pochi personaggi positivi e puri di cuore incontriamo una famiglia alla ricerca di un padre che non vuol bene a nessuno a parte se stesso e non si sogna neppure di riconoscere il figlio nato da una notte di sesso. Luca Barbareschi ringrazia Polanski per avergli fatto interpretare il film più importante della carriera, ma dobbiamo alla sua sagacia di produttore la realizzazione di un’opera gustosa,  sceneggiata come una piece teatrale di alto livello che riconcilia con il modo di gestire una commedia ai limiti della farsa. Presentato fuori concorso a Venezia, è film da cineclub e da circuiti Fice, ma se lo trovate in una piattaforma non ve lo lasciate sfuggire. Passerete una serata condita da ironica allegria.

Regia: Roman Polanski. Soggetto e Sceneggiatura: Roman Polanski, Jerzy Skolimowski, Ewa Piaskowska. Fotografia: Pawel Endelman. Montaggio: Hervé de Luze. Scenografia: Tonino Zera. Costumi: Carlo Poggioli. Trucco: Diego Prestopino, Desiree Corridoni. Musiche: Alexandre Desplat. Produttore: Luca Barbareschi. Produttori Esecutivi: Claudio Gaeta, Giulio Cestari. Case di Produzione: Eliseo Entertainment, Rai Cinema, Cab Productions, Lucky Bob, Roman Polanski Productions. Paesi di Produzione: Italia, Svizzera, Francia Polonia. Distribuzione (Italia): 01 Distribuzione. Genere: Commedia, Grottesco. Durata: 100’. Interpreti: Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese, Bronwyn James, Joaquim de Almeida, Luca Barbareschi, Milan Peschel, Olga Kent, Fortunato Cerlino, Mickey Rourke, Danylo Kotov, Matthew Reynolds, Marina Strakhova, Irina Kastrinidis, Sydne Rome, Davide Gagliardi, Aleksandr Petrov.

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