“La macchina ammazzacattivi”, una pellicola atipica di Roberto Rossellini

Articolo di Gordiano Lupi

La macchina ammazzacattivi è una pellicola atipica di Rossellini, tratta da un soggetto di Eduardo De Filippo e Giuseppe Marotta, figlia della verve comica – grottesca e fantastica – dei due grandi autori napoletani, alla quale Rossellini aggiunge un tocco neorealista e le interpretazioni di attori non professionisti. La location è simile a quella di Stromboli, ma ci troviamo ad Amalfi e in altri paesi della costiera salernitana, tra pescatori e processioni dedicate a Sant’Andrea, scalinate del Duomo da percorrere in segno di penitenza e il sogno (impossibile) che un uomo puro persegue: liberare il mondo dai malvagi. La colonna sonora a tutto film – come tradizione d’epoca – del grande Renzo Rossellini accompagna un crescendo di tensione comica, con gli effetti speciali di un mito come Eugenio Bava, padre di Mario, inventore del gotico italiano. Il diavolo compare ad Amalfi (in un primo tempo si pensa che sia il santo) e persegue un progetto grazie a una macchina diabolica consegnata a un ingenuo fotografo, un marchingegno che elimina i cattivi, li paralizza e li rende inoffensivi, grazie a una foto. Il ritmo è quello della commedia napoletana ricca di personaggi e di situazioni fantastiche, tra gli americani che vogliono costruire un albergo al posto del cimitero, una giunta comunale corrotta, una vecchia strozzina, due amanti in fuga, famiglie che si odiano e alcuni poveri che diventano ricchi prendendo tutti i difetti dei ricchi. Impossibile liberarci dei cattivi, è la morale finale scritta da Marotta e De Filippo, dobbiamo convivere sia con gli intrallazzi politici che con le piccole magagne della povera gente. Alla fine il buon fotografo non può fare altro che chiedere al diavolo mandato sulla terra di rimettere tutto al suo posto, perché la battaglia di ammazzare i cattivi è irrimediabilmente persa. La macchina ammazzacattivi è una commedia moderna, invecchiata benissimo, riproponibile ancora oggi nel suo eterno valore metaforico. Troverete un Rossellini come non l’avete mai visto, se avete perso questo film recuperatelo su RaiPlay e gustate una commedia che mostra un autore drammatico alle prese con un soggetto comico – fantastico, trattato con il dovuto garbo. Soggetto – come abbiamo detto – di Marotta e De Filippo, sceneggiato da futuri campioni della commedia nostrana come Sergio Amidei, Giancarlo Vigorelli e Franco Brusati. Collaborano Liana Ferri e Roberto Rossellini, che mette al servizio dell’opera la magia neorealista e per la prima volta gira un film scritto da altri. Apprezziamo anche anticipazioni della commedia sexy con un paio di riprese in costume e a spalle nude della bella attrice americana Marilyn Buferd che fanno impazzire i solerti censori del tempo. Il tutto viene giustificato con la presenza del mare e con il fatto che è una ragazza nordamericana dai costumi troppo liberi (disapprovata da tutti) a mostrarsi seminuda in pubblico. Tutto questo serve a Rossellini per mostrare il finto perbenismo italico e una certa arretratezza che caratterizza il Sud Italia. Non solo, il regista punta il dito sui fascisti che ci sono ancora – mimetizzati da democratici – e sulla grettezza delle persone, critica una politica interessata alle mazzette e ai favori personali che si fa corrompere, infine non risparmia frecciatine anche alle persone comuni che non sono migliori di chi le comanda. I miracoli bisogna meritarseli! Dice il diavolo quando cerca di spacciarsi per il santo patrono. E i fatti gli daranno ragione. Le riprese cominciano nel 1948, in contemporanea con Stromboli, e mostrano tutta la povertà di una cittadina come Amalfi, le case cadenti e le macerie dopo la guerra, ancora in attesa della ricostruzione. Tutta la costiera è interessata, anche Atrani e Maiori, cittadine care a Rossellini, che punta la macchina da presa sui luoghi da riedificare, regalando spaccati di macerie come documenti preziosi di un terribile passato. Neorealismo anche sui manifesti elettorali staccati dai muri, facciate scrostate, panni tesi ad asciugare, processioni con uomini e donne che partecipano con grande passione. Il personaggio del dottore è straordinario nella sua indolenza tutta napoletana quando dice di amare i poveri perché vivono in basso e in un paese come Amalfi (edificato a scalinate) gli fanno fare meno fatica rispetto ai ricchi quando si reca a domicilio per le cure. Quando il diavolo scopre le sue fattezze restiamo esterrefatti apprendendo che ci sono i raccomandati anche all’Inferno e che non è facile fare carriera come diavoli. In Paradiso le cose vanno ancora peggio, perché Dio è troppo buono, perdona tutti, basta un piccolo pentimento prima di morire, quindi per i diavoli il lavoro è poco e la vita è dura. Fotografia (splendida) in bianco e nero di Tino Santoni, immortalata dal formato quadrato che va per la maggiore. Montaggio dai tempi giusti di Jolanda Benvenuti. Tra gli interpreti riconosciamo futuri attori della commedia all’italiana, come Giacomo Furia, Carlo e Aldo Giuffré, impegnati in ruoli minori. Celestino è il poco noto Gennaro Pisano, credo un non professionista, protagonista della pellicola come fotografo dal cuore grande che pensa di fare la volontà di Sant’Andrea, mentre è uno strumento del diavolo. Da rivedere.

Regia: Roberto Rossellini. Soggetto: Giuseppe Marotta, Eduardo De Filippo. Sceneggiatura: Sergio Amidei, Giancarlo Vigorelli, Franco Brusati, Liana Ferri, Roberto Rossellini. Fotografia: Tino Santoni. Effetti Speciali: Eugenio Bava. Montaggio: Jolanda Benvenuti. Musiche: Renzo Rossellini. Scenografia: Virgilio Marchi. Produttore: Salvo D’Angelo. Casa di Produzione: Universalia – Tevere Film. Distribuzione (Italia): PDC. Paese di Produzione: Italia, 1952. Durata: 80’. Dati Tecnici: B/N; Formato Quadrato. Interpreti: Gennaro Pisano (Celestino Esposito), Marilyn Buferd (ragazza americana), William Tubbs (zio della ragazza), Helen Tubbs (zia della ragazza), Clara Bindi (Giulietta Del Bello), Giacomo Furia (Romano Cuccurullo), Joseph Falletta (Joe), Pietro Carloni (il sindaco), Aldo Giuffré, Gaio Visconti, Carlo Giuffré, Aldo Nanni, Giovanni Amato.

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