Guerra in Ucraina: l’Occidente stanco e molto disattento

Articolo di Massimo Rossi

La guerra in Ucraina dopo la pandemia (che, per miracolo, pare finita nei nostri talk show) è un “male” che ha messo a dura prova l’Occidente incapace di ragionare se non su dove fare l’aperitivo. La risposta dell’Occidente ad una crisi socio-economica che si trascina dal 2014 (nel silenzio più totale dei media di massa) è stata dapprima una timida presa di posizione sperando in un colpo di testa del cosacco Putin, poi una “energetica” (quanto disumana) risposta con sanzioni economiche, poi – siccome non c’era verso di fare sto aperitivo in pace – di inviare armi alla parte che sembra essere quella aggredita. Nessuno sforzo diplomatico serio, nessuna analisi del fenomeno di carattere politico ed economico, ma solo delle iniziative “spot” per mettere in mostra ora l’uno, ora l’altro “capo di diplomazia o di stato”. Un fallimento della grande nazione targata a “stelle e strisce” ed un fallimento della bandiera blu con le stelle, non proprio “brillarelle”. La guerra continua, il popolo ucraino soffre e muore sotto le bombe e gli attacchi russi, i militari (di ambo le parti) muoiono sul campo come fosse una guerra del primo 900 e noi, al di là di qualche timida asserzione e qualche timida presa di posizione con “sanzioni economiche”, non si va; siamo stanchi ed incapaci. Vi è una stanchezza dell’Occidente che marca con grande visibilità la sua incapacità di comprendere il tema del conflitto e di far sedere ad un tavolo i belligeranti che per placare le armi avrebbero bisogno di non risultare come dei “criminali” da subito.

Attaccare Putin con frasi gravi e pesanti è un errore diplomatico che non ci si può permettere (e con questa affermazione mi daranno del “Putiniano”). E non si tratta di essere pro-Putin, ma si tratta di non ripetere l’errore grave e già fatto con la Germania dopo la prima guerra mondiale. La diplomazia americana è molto distratta e molto distante e gioca alla guerra come fosse una “bandierina” issata sulla assolutamente non visibilità di un Presidente, Biden, che è molto meno di quanto si pensasse (che era già molto poco). Gli USA non riescono ad incidere perché a loro non interessa farlo. L’Europa è disabituata ad avere atteggiamenti unitari (non li ha mai avuti) e questo esalta il protagonismo di alcuni che, magari, dovrebbero controllare le loro azioni (Francia e Germania in testa). Addirittura, si mettono in mostra personaggi come Erdogan che nel suo Paese non è molto dissimile dal Putin, al quale vorrebbe indicare la strada della pace. Erdogan è quello che con i diritti civili ed i diritti delle donne non va affatto d’accordo; anzi, li nega. Ma l’errore più grave dell’Occidente è quello di ritenere che la guerra si “sgonfi” da sola. Nessuno dei contendenti vuole perdere la faccia e questo è evidente a tutti.

Nessuno dei contendenti si ritiene nel torto, anzi, entrambi (per ragioni diverse) hanno interesse ad alimentare la guerra. Putin vuole passare come il “salvatore” di russi che sono fuori dai confini nazionali, ma che lui considera sempre come fosse Russia. Mentre Zelens’kyj (che non era nessuno) pensa di poter acquisire prestigio internazionale sulle spalle del proprio popolo. L’unico che veramente soffre ed è per questo che la guerra deve cessare è il popolo ucraino che convinto da un Presidente (comico) a resistere, mentre invece una sede diplomatica avrebbe fatto meno morti, meno martiri e definito l’intera vicenda. Allora, fatte queste banali considerazioni, sorge un sospetto, sorge un retro pensiero: e se la guerra fosse utile a costoro? Abbiamo compreso che la guerra viene fatta sulla pelle del popolo ucraino e sulla pelle dei soldati al fronte (ucraini e russi che siano) e su questo non vi è dubbio. La morte e l’atrocità c’è e c’è stata ed il popolo ha sofferto ciò e continua a soffrire. L’Occidente vende le sue armi e mostra i muscoli in una “guerra quasi fredda” combattuta ai margini e localizzata. L’amministrazione Biden ha un ritorno di immagine quale portatore della “democrazia e libertà” (il sogno “imperfetto” americano esportato molte volte nella storia e da ultimo in Afghanistan, dove il fallimento dello stesso ha determinato il ritorno dei talebani che sta generando una “apocalisse” sul piano dei diritti civili ed in particolare sua piano dei diritti delle donne).

L’America delle armi ha un ritorno economico indubbio da tutto questo. Il presidente ucraino che ribadiamo non era nessuno fino a qualche tempo fa, sta diventando il difensore della democrazia e dell’Occidente anche se la gestione degli ultimi 8 anni del potere politico in Ucraina ha delle zone d’ombra inquietanti che non vengono svelate, ma che sussistono. Zelens’kyj chiede aiuti, armi, finanziamenti e l’ingresso nella Unione Europea come fosse una merce di scambio e ciò è del tutto inaccettabile. L’Europa è nel pieno dell’occhio del ciclone ed è incapace di una politica estera unitaria ed anche le massime cariche europee stentano ad imporre ai vari stati strategie unitarie. Putin – il modesto funzionario del KGB diventato “Presidente-Imperatore” della Russia – acquisisce consenso all’intero e tutela la sua immagine di difensore del “comunismo”, lui che più o meno apertamente ha fatto accordi con la Mafia russa. Siamo in un gioco del “risiko” , in cui a perdere sono solo i civili ed i militari (che sono nella vita normale dei civili) che muoiono sul campo ed in strada. Ecco, forse, il motivo per cui questa guerra di sangue, terrore, orrore e spot non accenna a placarsi. Ogni protagonista ha il proprio interesse ed il proprio tornaconto a che questa guerra non finisca, essendo diventata un business mediatico, economico e politico.

La soluzione è soltanto diplomatica, ma lo scenario dei politici attuali (in particolare in Occidente) è deludente ed anche le “grandi potenze” sono fragili perché costantemente sottoposte alla “dittatura” del sondaggio. La guerra finirà quando i riflettori caleranno e gli interlocutori (avversari) non avranno più motivo di belligere. Non avranno più aiuti e non avranno più considerazione se non si sederanno al tavolo della pace. Non si deve pensare che le ragioni siano tutte da una parte, è un pensiero sbagliato e che non porta alla pace. Le guerre, come questa, sono del tutto evitabili e se sono iniziate è responsabilità di tutti i protagonisti anche occidentali che non hanno compreso il livello di “crisi” esistente tra le parti belligeranti già da anni. Non è mostrando i muscoli (soltanto) che si fanno tacere le armi, ma agendo con ragionevolezza e buon senso e peso specifico (ad averlo!). La pace è un bene assoluto che va perseguito con metodo e senza sacrificare gli interlocutori, senza generare vittime, martiri e carnefici, ma chiarendo le dinamiche possibili per un tacere delle armi. La pace è possibile, ma occorre che l’Occidente smetta di guardare al conflitto vedendolo come ostacolo al prossimo aperitivo ed inizi a mettere la faccia ed a riconoscere le proprie responsabilità.

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