“La Venere in pelliccia”, un rapporto morboso tra dominante e dominato

Articolo di Gordiano Lupi

Venere in pelliccia lo ricordavo come un vecchio film di Massimo Dallamano (1969) con Laura Antonelli nei panni di Vanda, molto censurato, visto più volte tra tagli e recuperi nel corso degli anni. Inutile in questa sede stare a ricordare le due versioni, Venus im Pelz e Venere nuda, infine Le malizie di Venere (1975), tutte più o meno osteggiate dalla solerte censura. Tra l’altro le prime due sono uscite solo in Germania, mentre nelle sale italiane abbiamo visto solo la terza (tagliatissima), dopo il successo di Malizia di Samperi con Laura Antonelli. Pur avendo visto Venere in pelliccia in tutte le salse italiane e aver persino letto il libro, mi ero perso il recente La Venere in pelliccia di Roman Polanski che ha un’impostazione teatrale e ambizioni ben diverse da quelle di portare al cinema il capolavoro erotico di Leopold von Sacher-Masoch. Due soli attori sulla scena di un teatro parigino, con scenografia ai minimi termini: Emmanuelle Seigner – nei panni di un’aspirante interprete del ruolo di Vanda – e Mathieu Amalric, il regista Thomas che deve esaminarla e verificare la sua idoneità. Il film prende le mosse più dal testo teatrale di David Ives (sceneggiatore insieme al regista) che dal romanzo di von Masoch, anche se la storia messa in scena è quella di un rapporto morboso tra dominante e dominato. Il film approfondisce i caratteri dei personaggi, presentando l’attrice come una donna di modesta cultura che si rivela nel corso dell’audizione molto preparata e intelligente, al punto di far modificare la struttura del racconto e da proporre un inaspettato scambio di ruoli. L’attrice e il regista si confondono sempre più con i personaggi che stanno provando e mettono in scena una rappresentazione che coinvolge le loro stesse esistenze. Da notare che il film cita alcune parti de Le Baccanti di Euripide, oltre a riprendere interi passaggi de La Venere di von Masoch. Teatro più che cinema, dramma intenso, a tratti morboso, ripreso con frequenti primi piani dei due attori, aperto da una lunga carrellata in soggettiva (ingresso a teatro) e chiuso allo stesso modo, ma al contrario (uscita dal teatro), in un racconto circolare molto proustiano. Niente a che vedere con precedenti lavori di Polanski come Oliver Twist, La nona porta, Il pianista e Carnage, forse un unicum nella sua filmografia, un lavoro che pare comunque sentito, in una sorta di immedesimazione tra regista della finzione teatrale e regista del film. Si può recuperare su Rai Play, dopo averlo visto su Rai 5, senza interruzioni pubblicitarie.

Titolo Originale: La Vénus a la fourrure. Lingua Originale: Francese. Paese di Produzione: Francia. Anno: 2013. Durata: 96’. Genere. Drammatico, Erotico. Regia: Roman Polanski. Soggetto: David Ives. Sceneggiatura: David Ives, Roman Polanski. Fotografia: Pawet Edelman. Montaggio: Hervé de Luze, Margot Meynier. Musiche: Alexandre Desplat. Produttori: Robert Benmussa, Alain Sarde. Casa di Produzione: R.P. Productions, A.S. Films. Distribuzione: 01 Distributions. Interpreti: Emmanuelle Seigner (Vanda), Mathieu Amalric (Thomas). Doppiatori: Emanuela Rossi, Angelo Maggi.

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