“I quattro dell’Ave Maria”, un western italiano invecchiato molto bene

Articolo di Gordiano Lupi

Giuseppe Colizzi (Roma, 1925 – 1978) è il regista che inventa la coppia western con caratterizzazioni comiche composta da Bud Spencer (il grosso che mena) e Terence Hill (il furbo che risolve situazioni). Purtroppo muore a soli 53 anni per complicazioni cardiache, lasciando come eredità un pugno di pellicole: Dio perdona … io no! (1967), I quattro dell’Ave Maria (1968), La collina degli stivali (1969), … più forte ragazzi! (1972), Arrivano Joe e Margherito (1974) e il postumo Switch (1978). I quattro dell’Ave Maria (secondo film della coppia Spencer – Hill), uno dei più interessanti spaghetti western degli anni Sessanta, non ancora definibile come film comico, a metà strada tra parodia e pellicola avventurosa, fa parte della trilogia di Colizzi iniziata con Dio perdona … io no! e conclusa con La collina degli stivali. Tra l’altro in questo lavoro, girato in Spagna (per la precisione in Almeria), con la finzione che sia vecchio west dalle parti del Messico, apprezziamo anche due attori nordamericani come Eli Wallach e Brock Peters. Distribuito in tutta Europa e negli USA, incasso italiano di oltre due miliardi, il quinto della stagione 1968 – 69. Pino Colizzi come al solito fa quasi tutto da solo, da sceneggiatura a regia, passando per soggetto e produzione, lasciando il montaggio a Malvestito, la fotografia a Masciocchi e le suggestive musiche a Rustichelli (dirette da Nicolai). Tutta la storia ruota attorno alla vendetta di Cacopoulos (Wallach) che deve uccidere i vecchi compari del passato che gli hanno fatto prendere vent’anni di lavori forzati, dopo aver derubato Cat Stevens (Hill) e Hutch Bessy (Spencer) dei soldi ottenuto da un direttore di banca organizzatore di rapine. I quattro dell’Ave Maria è un film dotato di ritmo e brio, il regista indaga sulle usanze ai confini del Messico, tra feste tradizionali e balli popolari, senza trascurare una certosina ambientazione ed effetti speciali acrobatici ben riusciti (Bacciucchi). Ottime le sparatorie, ben fatte le scene spericolate, spettacolare la messa in scena, suggestive le riprese in campo lunghe delle praterie e degli altopiani spagnoli, divertenti i dialoghi. Forse la lunghezza del film (132 minuti) è eccessiva, ma la storia regge e la sceneggiatura non perde un colpo, con interpretazioni sempre all’altezza della situazione. Bud Spencer (doppiato da Glauco Onorato) mette in scena la sua stazza fisica per alcune sequenze a base di cazzotti, Terence Hill (doppiato da Sergio Graziani) la furbizia e la velocità con la pistola, Eli Wallach (doppiato dal grande Carlo Romano) la straordinaria versatilità che lo fa passare con naturalezza da momenti comici a parti drammatiche. Tra i doppiatori più famosi citiamo Pino Locchi (Drake), Giampiero Albertini (Paco), Ferruccio Amendola (Thomas), Vittoria Febbi (moglie di Thomas) ed Elio Pandolfi (impiegato di banca). Un western italiano invecchiato molto bene.

Paese di Produzione: Italia, 1968. Durata: 132’. Genere: Western. Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Giuseppe Colizzi. Produttori: Bino Cicogna, Giuseppe Colizzi. Case di Produzione: Crono Cinematografica, Finanziaria San Marco Film. Fotografia: Marcello Masciocchi. Montaggio: Marcello Malvestito. Effetti Speciali: Erasmo Bacciucchi. Musiche: Carlo Rustichelli. Direzione Musiche: Bruno Nicolai. Trucco: Massimo De Rossi. Distribuzion e (Italia): Euro International Films. Interpreti: Eli Wallach (Cacopoulos), Terence Hill (Cat Stevens), Bud Spencer (Hutch Bessy), Brock Peters (Thomas), Kevin McCarthy (Drake), Livio Lorenzon (Paco), Steffen Zacharias (Harold), Bruno Corazzari (Charlie), Tiffany Hoyveld (moglie di Thomas), Armando Bandini (impiegato di banca), Nestor Garay (giocatore alla roulette).

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