“La vita che verrà – Herself”, una storia minimale ma importante

Articolo di Gordiano Lupi

Phillyda Lloyd (1957), nativa di Boston, è nota per aver diretto Mamma mia! (2008) –  il musical degli Abba – e The Iron Lady (2011) – la biografia di Margareth Tatcher (Meryl Streep ci ha vinto un Oscar) -, ma anche il suo ultimo lavoro (La vita che verrà) è davvero degno di nota. Non ha girato che una manciata di pellicole, Phillyda, ma ognuna ha il suo perché ben motivato, forse l’ultima (vista su Rai Move benemerita) è la migliore in assoluto come valenza sociale, impostata per denunciare le violenze domestiche contro le donne e le difficoltà che devono affrontare le madri che cercano di rifarsi una vita con i figli. Herself (titolo originale) non è certo un film da grande distribuzione, il suo circuito regolare parte da un festival come il Sundance per approdare a poche sale selezionate, sia in America che in Europa. In Italia esce nel giugno 2021, poi finisce in televisione, su Rai Movie, che lo inserisce nel ciclo dedicato al cinema d’autore. La storia – sceneggiata con ritmo da Campbell e Dunne – ci porta in Irlanda e presenta la vita familiare di Sandra (Dunne), percossa da un marito violento con problemi psicologici, che fugge con le figlie da una casa che è diventata un inferno. Sandra decide di costruirsi una casa da sola nel giardino della datrice di lavoro – una dottoressa infortunata a un’anca che diventa sua amica -, ma deve lottare contro un marito che la porta in tribunale per ottenere l’affidamento delle figlie. La pellicola racconta la solidarietà che si crea tra un gruppo di persone, il reciproco affetto e la condivisione dei sacrifici per la riuscita di un progetto; al tempo stesso mette in primo piano i rapporti violenti tra moglie e marito, con le difficoltà di una donna per ricominciare una nuova vita. Finale lieto ma dopo molte tribolazioni, non ultima l’incendio della casa dopo costruita, colpa di un marito che non si arrende a perdere il controllo sulla famiglia. Fotografia cupa e notturna di Tom Comerford, montaggio sincopato di Rebecca Lloyd, regia attenta che usa la soggettiva e la macchina a mano per riprendere in prima persona lo sgomento materno. Attori molto bravi, soprattutto la protagonista – sceneggiatrice Clare Dunne, ben diretti da una regista che sa dove andare a parare e su quale direttrice guidare il film. Un piccolo film irlandese che racconta una storia minimale ma importante, soprattutto vera e sincera, come non capita spesso di veder girare in Italia. Reperibile su RaiPlay, quando volete. Consigliato.

Regia: Phyllida Lloyd. Soggetto e Sceneggiatura: Malcom Campbell, Clare Dunne. Fotografia: Tom Comerford. Montaggio: Rebecca Lloyd. Musiche: Natalie Holt. Case di Produzione: Element Pictures, BBC Films, Merman Films, British Film Institute, Screen Ireland. Distribuzione (Italia): BiM Distribuzione. Titolo Originale: Herself. Lingua Originale: Inglese. Paesi di Produzione: Irlanda, Gran Bretagna, 2020. Durata: 97’. Genere: Drammatico. Interpreti: Clare Dunne (sandra), Harriet Walter (Peggy), Conleth Hill (Aido Deveney), Ian Lloyd Anderson (Gary), Ruby Rose O’Hara (Emma), Molly McCann (Molly).

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