“Maixabel”, un film che permette al pubblico di capire un periodo storico complesso

Articolo di Gordiano Lupi

Una storia vera, appena un poco romanzata, che ci riporta ai tristi tempi del terrorismo basco e alle follie dell’ETA – esercito di liberazione marxista e rivoluzionario – che aveva accettato come metodo di lotta la violenza e l’eliminazione fisica dell’avversario politico. La storia è narrata attraverso la doppia soggettiva di Maixabel Lasa (Blanca Portillo) – rimasta vedova del marito Juan María Jaúregui – e di un assassino pentito che vuol incontrare la donna per comunicare gli atroci rimorsi con cui convive. Tutti meritano una seconda possibilità, pare affermare il regista, condividendo la scelta coraggiosa di Maixabel che affronta il colloquio con due dei tre componenti del commando che ha eliminato il marito – al tempo governatore – su decisione dei gruppi dirigenti dell’ETA. Maixabel è stato distribuito in Italia solo dal luglio 2023, come tutti i film intensi e importanti va ricercato, si può apprezzare nelle sale del circuito FICE (a Piombino il Cinema Teatro Metropolitan), secondo un assioma ormai verificato: la spazzatura dilaga, il bello è confinato in piccoli contenitori da maneggiare con cura. Maixabel è un film commovente e intenso, sceneggiato senza imperfezioni partendo da una storia vera, celebrato ai Premi Goya (gli Oscar spagnoli), girato in maniera teatrale tra campi e controcampi perfetti, basato su dialoghi veritieri e credibili, immortalato da una fotografia basca livida e suggestiva, montato con i tempi giusti, interpretato benissimo da Blanca Portillo (miglior attrice protagonista ai premi Goya), Luis Tosar e Urko Olazabal (miglior attore non protagonista). Bellissima la colonna sonora di Alberto Iglesias, che unisce canti tradizionali a sonorità originali. Straordinaria la frase pronunciata in un dialogo da Blanca Portillo: Preferisco essere la vedova di mio marito che tua madre. E altrettanto forte la risposta di Luis Tosar (un assassino politico che nel suggestivo finale rende onore alla tomba del defunto): E io vorrei essere  Juan María Jaúregui. Un film che fa bene al cinema e che permette al pubblico di capire un periodo storico complesso della recente storia iberica, per non dimenticare che l’uso della violenza non è mai la scelta giusta per affermare un diritto e per cambiare regime. Da vedere.

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Icíar Bollaín. Fotografia: Javier Aguirre. Montaggio: Nacho Ruiz Capillas. Suono: Alazne Ameztoy. Costumi: Clara Bilbao. Trucco: Karmele Soler. Art Director: Mikel Serrano. Musica: Alberto Iglesias. Distribuzione (Italia): Movies Inspired. Genere: Drammatico. Durata: 115’. Paese di Produzione: Spagna. Interpreti: Blanca Portillo, Luis Tosar, María Cerezuela, Urko Olazabal, Tamara Canosa, María Jesús Hoyos, Arantxa Aranguen, Bruno Sevilla, Josu Ormaetxe.

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