Andrea Bianchi, quando l’orrore sconfina nel trash

Articolo di Gordiano Lupi

Andrea Bianchi (Castel Gandolfo, 1925 – Nizza, 2013), allievo del Centro Sperimentale Cinematografico, giornalista e regista teatrale. Si narra che negli Stati Uniti abbia diretto ventiquattro episodi del serial Ai confini della realtà (1960 – 1964), che ha riscosso grande successo anche in Italia. In realtà non abbiamo trovato traccia di questa sua produzione, anche se Roberto Poppi mi conferma che lo stesso Bianchi affermava di aver girato quei film. Si caratterizza per tematiche erotiche, ma gira anche film di avventura. Va segnalato l’ottimo L’isola del tesoro (1973) che da ragazzini abbiamo visto tutti. Si è firmato spesso Andrew White. Nell’horror va ricordato per La tua presenza nuda (1972), Malabimba (1979), Le notti del terrore – Zombie horror (1981) e Massacre (1988).

La tua presenza nuda (1972) è interpretato da Britt Ekland, Mark Lester, Hardy Krüger e Lilli Palmer. Elise si è sposata da poco con Paul e cerca di farsi amico Marcus, figlio della prima moglie. In realtà Marcus è un poco di buono, cacciato dal collegio per le manie sadiche e per un erotismo sfrenato. Non solo. La scoperta più terribile è che l’assassinio della madre è stato eseguito dal figlio. Paul non ci crede, Elise cerca di risolvere tutto da sola, ma resta irretita nel diabolico piano di Marcus. Si tratta di uno dei migliori film di Andrea Bianchi, anche se l’horror è appena velato, siamo in presenza di uno schema erotico – morboso comune a molti lavori italiani degli anni Settanta. In alcuni testi viene accreditato alla regia anche James Kelley.

Malabimba (1979) è interpretato da Katell Laennec, Patrizia Webley (De Rossi), Mariangela Giordano e Enzo Fisichella. Siamo in presenza del solito esorcistico in salsa italiana con una ragazzina posseduta dallo spirito di un’antenata. Il modello di riferimento è più L’anticristodi De Martino che L’esorcista, ma il tasso erotico è elevato, come in ogni produzione italiana del genere. Una suora cerca di redimere la bambina demoniaca, ma non è facile, perché la ragazza sconvolge parenti e amici con atteggiamenti scurrili e perversi. La suora fa una brutta fine perché lo spirito maligno prende possesso del suo corpo e la costringe al suicidio. Andrea Bianchi sconfessa l’ottimo esordio girando un risibile prodotto a imitazione che è diventato un cult per chi ama il trash.Andrea Bianchi ne ha fatto persino unremakeconLa bimba di Satana (1982). Il film è sceneggiato da Piero Regnoli seguendo l’originale, ma Bianchi sterza bruscamente sul’erotico, estremizzando al punto che della pellicola circolano due versioni (normale e hard). Mereghetti non fa sconti: “Tristissimo sottoprodotto girato nel solito castello di Balsorano. Un certo humour, comunque, nella fellatio letale allo zio paralitico”. Non crediamo che Bianchi volesse far ridere … A Marco Giusti è piaciuto: “Horror con scene hard di un certo prestigio e status”. Si ricordano soltanto le scene hard: masturbazioni, fellatio e sequenze lesbiche. Non è un buon segno.

Le notti del terrore – Zombie Horror (1981) è interpretato da Karin Well, Gian Luigi Chirizzi, Simone Mattioli, Mariangela Giordano, Peter Bark e Antonella Antinori. Un professore sta studiando le pratiche magiche etrusche sulla sopravvivenza dei morti, esplora una grotta oscura e libera un manipolo di zombi che se lo divorano. Il conte George raggiunge la villa di famiglia insieme alla moglie Evelyne e al figlio Michael. Sono attesi molti ospiti, dovrebbe venire anche il professore, ma non può, visto che gli zombi se lo sono mangiato. In compenso arrivano gli zombi che danno il via al massacro, dopo un assedio da film western tipico del sottogenere. Un film delirante infarcito di dialoghi e sequenze ai limiti dell’assurdo, cose tipo: “Chi sono?”, “Non hanno più niente di umano …”, “Dobbiamo assolutamente scappare!”, mentre gli zombi divorano carne umana. Vediamo un figlioletto trasformato in zombi (ma era bruttino anche prima) che morde il seno della madre e sfoga su di lei un rapporto edipico represso. Gli zombi di Andrea Bianchi hanno caratteristiche insolite: sono coperti di vermi e sono esseri intelligenti, che organizzano gli assalti, utilizzano armi e uccidono dopo aver fatto piani precisi. Non mancano parti erotiche, soprattutto nelle prime sequenze del film, che dovrebbero servire a inquadrare i personaggi. Una buona scena a livello di suspense vede Karin Well intrappolata in una tagliola e gli zombi che si avvicinano lentamente, ma tutto il resto è fumettistico. Si salvano gli effetti speciali zombeschi ben realizzati artigianalmente da Gino De Rossi e Rosario Prestopino. Gli zombi sono maschere surreali dai teschi scavati, sdentati e pieni di vermi, che ricordano il film di Fulci (citato nella sequenza della testa umana infilzata in un vetro), ma presentano una loro originalità. Lo splatter non manca, ma purtroppo c’è soltanto quello, anche se la povertà del film l’ha trasformato in un cult del brutto. Gli zombi divorano carne umana, interiore e frattaglie varie d’un rosso vivo, molto realistico. Quando lo zombi del professore mangia un uomo sembra di assistere a una citazione di Antropophagus (1980) di Joe D’Amato. Musiche sintetiche di Elio Mancuso e Berto Pisano, mentre scrive e sceneggia l’esperto Piero Regnoli. Paolo Mereghetti afferma: “Zombie Horror è uno dei vertici trash dell’horror italiano, regia dilettantesca, attori improponibili, nudi gratuiti ed effettacci a go go”. Non ha torto, ma è ricercato dagli appassionati proprio per questo motivo.

Massacre (1988) è interpretato da Gino Concari, Patrizia Falcone, Maurice Poli e Silvia Conte. Una prostituta viene massacrata con l’accetta da un killer sconosciuto. In un teatro di prosa si sta girando un film di paura e il regista si lamenta con gli attori perché le scene sono poco realistiche. L’attrice principale torna in albergo, un attore litiga con lo sceneggiatore, il clima nella troupe diventa insostenibile. Il regista spiega agli attori che vuole girare nuove scene in maniera neorealista, desidera scovare il vero orrore nella realtà e per questo si affida a un medium. Il produttore pensa solo ai soldi che sta sprecando e non sopporta più la situazione. Nel frattempo continuano le indagini sull’omicidio della prostituta, vediamo un poliziotto pressato dai superiori affinché chiuda il cerchio e catturi il responsabile. Parte la seduta medianica e viene evocato niente meno che lo spirito di Jack lo Squartatore. Il film è modesto, ma migliore dei due precedenti lavori di Andrea Bianchi, anche perché viene girato sotto la supervisione di Lucio Fulci per la serie Lucio Fulci Presenta. Il problema principale consiste in una recitazione dilettantesca da parte di attori impresentabili. La regia si muove con felici intuizioni in una messa in scena ridotta all’osso da un budget inadeguato. Sesso e violenza non mancano e pure la suspense è a livelli di sufficienza.

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