“È arrivato mio fratello”, un film di Castellano e Pipolo con la spontaneità dei Pozzetto movie

Articolo di Gordiano Lupi

Puro stile Castellano e Pipolo che annacqua un po’ la spontaneità dei Pozzetto movie d’antan, ma resta un film godibile a distanza di quasi quarant’anni dalla sua uscita, invecchiato benissimo, ricco di trovate comiche interessanti. La storia racconta l’incontro tra due fratelli gemelli, dai caratteri opposti, come il mite professor Osvaldo Ceciotti e il piccolo criminale – pianista Raffaele (in arte Raf Benson). Il sale della commedia farsesca sta tutto nei guai a ripetizione che la presenza del gemello esuberante e privo di scrupoli provoca nella vita monotona del professore. Osvaldo è vessato da tutti, a partire da una petulante fidanzata per finire con una domestica che lo tratta malissimo, senza dimenticare gli alunni (gli pisciano persino addosso) e un preside autoritario. Quando arriva Raffaele, a parte i problemi, Osvaldo comincia a vivere in maniera spericolata e pare prendere gusto a combinare cose trasgressive. Tra le trovate più riuscite citiamo la cocaina scambiata per eucaliptolo e inalata da Osvaldo che il giorno dopo si presenta a scuola carico a mille, deciso a vendicare ogni torto subito. Un’altra scena memorabile è il numero al piano eseguito da Osvaldo insieme alla modella Esmeralda (con la quale finisce pure a letto), al posto del fratello che si è visto ustionare una mano dai criminali che lo perseguitano. Pamela Prati è la signora Piranesi che Osvaldo spia dalla finestra socchiusa quando si spoglia prima di andare a letto, ma sarà il fratello a farci l’amore per poi riferire con noncuranza che tanto è come se l’avessi fatto tu. Il finale è imprevedibile e fa capire come in fondo i due fratelli non siano così diversi perché finiscono negli Stati Uniti a suonare in coppia come Benson Brothers. Visti i tempi analogici, privi di effetti computerizzati, Castellano e Pipolo devono fare salti mortali per rendere credibili le sequenze in cui i due fratelli recitano insieme, spesso ricorrendo a una controfigura (Pietro Ghislandi), anche se nel progetto iniziale era previsto Massimo Boldi nei panni del fratello (che non avrebbe dovuto essere gemello). Alcune scene sono frutto di un montaggio accurato con riprese separate, tra tutte cito la parte al ristorante quando i fratelli non pagano il conto con il trucco della tartarughina nella macedonia. Colonna sonora di Detto Mariano (Oh my Chicago) che diventa una delle canzoni più gettonate del periodo. Girato a Pavia (Certosa), Milano, Livorno (via Cairoli, Spedali Riuniti, Poste, Villa Mimbelli), Quercianella (Castello Sonnino) e Roma (Villino Crispi). Castellano e Pipolo sono autori completi di un’opera curata dal soggetto alla sceneggiatura, passando per direzione d’attori e riprese, mentre alla fotografia pensa il grande Sergio D’Offizi e il montaggio è di Antonio Siciliano. Da rivedere.

Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Castellano e Pipolo. Fotografia: Sergio D’Offizi. Montaggio: Antonio Siciliano. Musiche: Detto Mariano. Scenografia: Bruno Amalfitano.Costumi: Vera Cozzolino. Trucco: Gabriella Trani. Produttore: Achille Manzotti. Casa di Produzione: Faso Film. Distribuzione (Italiano): Titanus. Durata. 98’. Genere: Commedia. Paese di Produzione. Italia, 1985. Interpreti: Renato Pozzetto  (Ovidio Ceciotti / Raf Benson), Carin McDonald (Esmeralda), Armando Bandini (preside), Beatrice palme (Lidia Cairoli), Tina Capecchi (signora in fila), Pamela Prati (signora Piranesi), Richard Harrison (Spinetti), dalmazio Grenti (scagnozzo), Francesco Scali (vicino), Enzo Andronico (notaio), Helen Stirling (marchesa), Massimo Vanni (poliziotto), Giusy Valeri (Valeria, la domestica), Daniele Di Bitonto (Cesira, la fioraia), Roberto Ceccacci (capostazione), Enzo De Toma (cameriere), salvatore Aiesi (poliziotto alla dogana), Peter Luberti (mister Lo Bianco), Maria Giovanna Elmi (se stessa).

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