La musica Cyber, l’Italia e la critica

Articolo di Alberto Maccagno

È doveroso ormai considerare fattuale l’esistenza di un movimento artistico che processa varie forme d’espressione applicandovi il filtro del digitale, ossia guardandole e interpretandole attraverso lo schermo di uno smartphone. Per comodità e senso pratico prenderemo in esame solamente l’esperienza italiana.

In ambito musicale possiamo denotare i tratti della cultura cyber farsi vieppiù marcati in generi come la post-trap e l’avant-pop, si prendano in esame realtà quali i Tauro Boys, il Wing Klan e gli ormai ex Sxrrxwland (Buone Maniere Per Giovani Predatori è sostanzialmente il manifesto tricolore di questa wave), nella nuova repubblica del punk melodico, qui è facile fare il nome di xDiemondx, nel cyber-pop e in quella musica fortemente caratterizzata dagli elementi meme e “LOL”, come quella dei Garage Gang e del primo Tutti Fenomeni. Anche la cultura lo-fi e un certo rock elettronico che attinge a piene mani dallo shoegaze e della musica noise (Foreverboymush, Saint Abel, Moskova Div) sono affini al movimento.

A caratterizzare la musica nella cultura cyber sono sonorità elettroniche plasticose e finte, con voluti cambi improvvisi di velocità e glitch sonori degni di una certa soundart tedesca, oltre a testi che vanno a toccare vari argomenti tabù facendosi bandiera del sentimento di lontananza e astrazione emotiva generazionale che interessa la fascia d’età più giovane della nostra società, volta a cercare stimoli in contesti spesso dannosi e incerti, come attraverso l’esposizione forsennata dell’io, la cancellazione del concetto di privacy e l’abuso di droghe (spesso anche di bassa qualità). A queste vi si affianca l’ormai nota ostentazione materiale, stilema della trap e di un certo street rap fin dalla prima ora e ormai diramatasi anche nelle vene del pop più radiofonico, e l’incapacità relazionale e affettiva.

Da parte della critica musicale vi è quindi la responsabilità oggettiva di cominciare a capire questo genere, a leggerlo e a raccontarlo ad un pubblico annoiato e immobile, attestandone l’esistenza come dato di fatto e cogliendone l’essenza nascosta.

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