“La mia ombra è tua”, un film generazionale per mettere a confronto quel che siamo stati e cosa siamo diventati

Articolo di Gordiano Lupi

Quando il nuovo cinema italiano incontra le letteratura italiana contemporanea, lo spettatore è un uomo morto, se accade l’inverso la vittima è il lettore. Eugenio Cappuccio sceneggia – insieme a Edoardo Nesi (autore del romanzo) e Laura Paolucci – una storia che vorrebbe raccontare la nascita di un’amicizia tra due persone che sembrano molto diverse tra loro, ma lo fa mettendo in scena la fiera del luogo comune e con toni da fiction televisiva, schizzati di telenovela. La trama. Abbiamo un certo Luciano Vezzosi (Giallini, nel solito ruolo da duro) che ha scritto un solo libro, venticinque anni fa, ma è rimasto nel cuore di tutti. Una influencer lo riporta in auge e la casa editrice vorrebbe che Vezzosi scrivesse il sequel di quel libro, per cui il direttore editoriale (Bigagli) assume Emiliano (Maggio), un suo ex studente, per infiltrarsi nella casa dello scrittore e dare notizie sulla produzione letteraria. Vezzosi – che si fa chiamare Maestro da un cameriere di colore che lo protegge per un debito di riconoscenza – affibbia al ragazzo il nome di Zapata e decide di andare insieme a lui alla fiera del libro vintage di Milano. Tutto per una donna, direbbero i francesi, ché se Vittorio non scrive più da tanto tempo il motivo si chiama Milena (Ferrari), il primo amore della sua vita. Basta con il racconto, ché se qualcuno volesse vedere questo film o leggere questa specie di romanzo rovinerei la sorpresa e il gusto (i corsivi sono fondamentali) della scoperta. Alla base di tutto c’è la nostalgia, di per sé non male come idea di fondo, se ben realizzata con una sceneggiatura credibile e con dialoghi meno artefatti di quelli che siamo stati costretti a sentire. Fotografia sintetica di Valerio Evangelista che spreca suggestive panoramiche di Bologna e Milano. Musiche fastidiose di Vincenzo Lucarelli, molto televisive. Il montaggio di Fabio Nunziata non è compassato, dobbiamo usare l’aggettivo lento, che travalica ogni categoria critica; un montaggio compassato è giustificato dalla sceneggiatura, un montaggio lento spreca solo pellicola. Centosette minuti per raccontare il niente, una storia assurda e inverosimile, che non riesce mai a risultare credibile. Alcune sequenze sono talmente fastidiose da risultare improponibili, cito tra tutte il dialogo al tavolino tra lo scrittore e il ragazzo dopo che quest’ultimo si è ubriacato di aperitivi e di vino, ma anche il dialogo in camera d’albergo, a Milano, quando lo scrittore confida al giovane amico il suo amore eterno per Milena. La scena della presentazione alla fiera del libro – con un’orda di fan che assedia il novello Salinger all’italiana – è cosa ancor più assurda, ma si tocca il fondo quando il presentatore afferma che prima si stava meglio, che è giusto provare nostalgia, per conquistare la vetta dell’imbarazzo con le parole di Vezzosi. In realtà quasi tutto il film è composto di sequenze imbarazzanti, vi risparmio di riassumere l’incontro ultraterreno tra padre e figlio, per tacer della lite tra Vezzosi e il compagno di Milena. Girato tra Roma, Cetona e Chiusi, un vero e proprio road movie che passa anche da Bologna e Milano. Il problema del cinema italiano è che attinge da soggetti insulsi e mette in scena commedie con toni da farsa che finiscono per non essere né una cosa né l’altra. Un’occasione sprecata per fare un film generazionale – sarebbe questa la pretesa – per mettere a confronto quel che siamo stati e cosa siamo diventati, gli errori dei padri che ricadono sui figli. La cosa triste sarebbe capire che il pubblico vuol davvero leggere e vedere certe storie. Forse siamo noi a non aver capito la funzione del cinema e della letteratura. In ogni caso farei a meno di vederlo, poi fate voi …

Regia: Eugenio Cappuccio. Soggetto: Edoardo Nesi. Sceneggiatura: Eugenio Cappuccio, Edoardo Nesi, Laura Paolucci. Fotografia: Valerio Evangelista. Montaggio: Fabio Nunziata. Musiche: Vincenzo Lucarelli. Scenografia: Stefano Giambanco. Costumi: Stefano Giovani. Produttori: Domenico Procacci, Laura Paolucci. Produttore Esecutivo: Attilio Moro. Case di Produzione: Fandango, Rai Cinema. Distribuzione (Italia, dove altro vuoi che lo vedano?): 01 Distribution. Durata: 107’. Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2022. Genere. Commedia (?). Interpreti: Marco Giallini (Vittorio Vezzosi), Giuseppe Maggio (Emiliano De Vito), Anna Manuelli (Allegra), Sidy Diop (Mamadou), Claudio Bigagli (Paolo Monanni), Leopoldo Mastelloni (brigadiere Passini), Miriam Previati (Carlita), Alessandra Acciai (Franca), Isabella Ferrari (Milena), Fabrizio Buompastore (Martinadonna), Massimo Molea (compagno di Milena), Francesco Gerardi (padre di Emiliano), Maurilio Leto (Direttore dell’albergo), Andrea Valentino (Gabriel), Riccardo la Neve (Marco), Carolina Paradisi (Francesca).

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