Palermo tra santuzza, sante, santini e in vista delle elezioni amministrative previste nella primavera del 2022

Articolo di Antonino Schiera

Il 1624 fu un anno di grande fermento a Palermo. Il 7 maggio 1624 un vascello che proveniva da Tunisi, carico di uomini, di mercanzie e di ricchi doni inviati dal Re di Tunisi attraccò nel porto. Il Senato Palermitano temendo che a bordo covasse la peste si oppose allo sbarco, ma prevalse la linea dell’accoglienza del Viceré Emanuele Filiberto, che voleva entrare in possesso dei doni ricevuti. Il 24 giugno 1624 la città venne dichiarata infetta e il Senato ordinò di segnalare alle autorità tutte le persone sbarcate dal vascello. Il 3 luglio del 1624 il Senato ordinò che il borgo di Santa Lucia venisse trasformato in lazzaretto per gli infermi, i casi sospetti e i convalescenti. L’8 luglio del 1624 il Senato dotò di archibugi i soldati incaricati di custodire gli infermi nelle case sbarrate, nelle quali potevano entrare soltanto i medici.

Questa in estrema sintesi è la cronistoria di un anno orribile per la città il cui nome emblematico, Panormus (tutto porto) fu assegnato dai navigatori greci perché i due fiumi che la fiancheggiavano, il Kemonia e il Papireto, creavano un enorme approdo naturale, favorito dal prospiciente mare. Ma la città è di origine fenicia (VII – VI secolo a.C.), il nome, anche se non è certo, era zyz (fiore). Un fiore ricco di storia stratificata,di tradizioni e di testimonianze architettoniche da fare invidia al mondo intero.

Come in un provvidenziale incastro, durante l’imperversare della peste, si fece strada una storia di opposta caratura: è quella di Rosalia Sinibaldi, ricca nobildonna che preferì dedicarsi a vita ascetica, piuttosto che convolare a nozze con il conte Baldovino. Partendo dal suo luogo d’origine, Santo Stefano di Quisquina in provincia di Agrigento in una sorta di pellegrinaggio votato a Dio, Rosalia Sinibaldi trovò la morte nel Montepellegrino che campeggia nel golfo di Palermo. Lo stesso promontorio che lo scrittore tedesco Wolfgang Goethe definì nella sua opera letteraria Viaggio in Italia (Italienische Reise 1813-1817) come il più bello del mondo. Scrisse: “Non saprei descrivere con parole la luminosità vaporosa che fluttuava intorno alle coste quando arrivammo a Palermo in un pomeriggio stupendo. La purezza dei contorni, la soavità dell’insieme, il degradare dei toni, l’armonia del cielo, del mare, della terra… chi li ha visti una volta non li dimentica per tutta la vita”.

Il popolo aveva bisogno di un miracolo e il 9 giugno del 1625 si svolse la prima processione tra un tripudio di folla e il contagio anziché diffondersi ulteriormente si bloccò. A furor di popolo, il 27 luglio 1624, Rosalia Sinibaldi (la Santuzza) divenne la patrona principale della città, sostituendo in un colpo solo le ben 4 sante Patrone fino ad allora venerate come tali in città: Agata, Cristina, Ninfa e Oliva le cui statue sono ancora oggi collocate nei Quattro Canti da Mariano Smiriglio, ingegnere del Senato palermitano a partire dal 1617.

Con un lungo balzo in avanti temporale giungiamo ai nostri giorni. A Palermo si scaldano i motori in vista delle prossime elezioni amministrative, che si terranno nella tarda primavera del 2022. Salvo imprevisti, dovuti all’imperversare del covid che, come in uno sgraditissimo ricorso storico, interessa la città e il resto del mondo, la città sarà invasa dai santini elettorali che aiuteranno gli elettori a decidere chi sarà il prossimo sindaco.

Servirà un altro miracolo o forse un doppio miracolo! Uno perché venga definitivamente debellata la pandemia da covid, l’altro perché la città possa rinascere risolvendo una serie di problemi che si sono incancreniti nel tempo. La città nel periodo prepandemico stava vivendo un periodo di grande rinascita culturale: costituzione nel 2015 dell’itinerario Arabo Normanno inserito nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità, designazione nel 2018 di Città Capitale della Cultura, realizzazione della grande zona pedonale nel centro storico che è stato valorizzato sia dal punto di vista commerciale che culturale, per fare qualche esempio. Ma stava vivendo anche un periodo di grande sviluppo economico grazie all’enorme afflusso di turisti durante tutto l’arco dell’anno. Basta pensare alle tante strutture ricettive che sono nate in quel periodo.

Oggi saltano agli occhi i problemi irrisolti: strade ridotte a gruviera punteggiate da piccoli e grandi crateri che mettono a dura prova pneumatici e ammortizzatori e che causano numerosi incidenti stradali e cadute accidentali dei pedoni; ponti pericolanti e cantieri stradali e ferroviari che procedono lenti congestionando il traffico veicolare; gestione fallimentare dello smaltimento dei rifiuti e mancato decollo della differenziazione dei rifiuti. Secondo l’annuale classifica redatta dal Sole 24 Ore, riguardo la qualità della vita nelle città italiane, Palermo si trova al 95° posto perdendo ben 6 posizioni rispetto allo scorso anno. Va considerato che i conti economici relativi alle casse comunali non sono dei migliori, anche per l’elevato tasso di evasione delle tasse comunali. Tasse che il governo centrale di Roma ha delegato, sia nella costituzione che nell’esazione, alle città italiane per via della revisione della spesa (spending rewiew) che impone di fare quadrare i bilanci. Intendimento che reca in seno un ragionamento virtuoso, ma che allo stato dell’arte, si ripercuote negativamente, come detto, nella qualità della vita in città. Una tendenza negativa che si perpetua nel tempo sperando in un nuovo miracolo confidando nella santuzza, nelle sante e nei santini.

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