“L’innocente”, un film che non ha circolato molto in Italia

Articolo di Gordiano Lupi

Quarta regia di Louis Garret, la più compiuta, con un film che comincia con il tono di una commedia familiare, quindi ci conduce sui sentieri del noir e del poliziesco, tra rapine e inseguimenti. Garret è uno degli interpreti principali nei panni di Abel (nome d’arte simbolico per i suoi personaggi), guida dell’acquario di Lione, figlio di Sylvie (Grinberg), madre attrice che s’innamora di Michel (Zem), un allievo carcerato, durante i corsi di recitazione. Abel non ha ancora superato il trauma della moglie morta in un incidente stradale da lui provocato, frequenta Clémence (Merlant), la sua migliore amica, e deve accettare il fatto che la madre si sposi ancora una volta con un ex criminale che esce di prigione con uno sconto di pena. Lo spunto della storia è autobiografico, perché la madre di Garret ha tenuto per anni corsi di teatro in carcere e ha sposato un ex recluso. La storia prende strade imprevedibili, Abel prima segue Michel perché non si fida di lui, poi – quando scopre che sta organizzando una rapina – decide di aiutarlo insieme all’amica Clémence. Il capovolgimento di ruoli diventa totale, ma l’esperienza criminale di Abel serve a fargli superare il trauma della morte della moglie e a scoprire il sentimento vero che lo lega all’amica, che entrambi rifiutavano di confessare. Un film pieno d’azione, girato con ritmo, montato con i tempi del noir e con inseguimenti degni del miglior cinema poliziesco, sia che abbiano valenza comica che drammatica. Grandi momenti di metacinema, quando il teatro entra di prepotenza in campo e il regista spiega allo spettatore l’arte della recitazione, insistendo su quanto sia labile il confine tra realtà e finzione. Sceneggiatura oliata a dovere, piena di colpi di scena e di situazioni comiche che si danno il cambio con sparatorie e irruzioni impreviste. Finale a sorpresa che si sviluppa in un doppio momento, prima poliziesco poi da commedia sentimentale, persino commovente e capace di strappare una lacrima nello spettatore che (come da lezione del miglior noir) è portato a parteggiare per il criminale. Un film che non ha circolato molto in Italia, che abbiamo visto grazie al Piccolo Cineclub di Follonica. Visibile (credo) nelle sale dei circuiti Fice e su qualche piattaforma.

Regia: Louis Garret. Soggetto: Louis Garret. Sceneggiatura: Louis Garret, Naila Guiguet, Jean-Claude Carrière, Tanguy Viel. Fotografia: Julien Poupard. Montaggio: Pierre Deschamps. Musica: Grégoire Hetzel. Suono: Alexis Meynet. Costumi: Corinne Bruand. Trucco: Faustina De Sousa. Produzione: Olivier Père, Anne-Dominique Toussaint. Paese di Produzione: Francia. Durata: 98’. Genere: Commedia, Noir. Interpeti: Roschdy Zem (Michel), Anouk Grinberg (Sylvie), Noémie Merlant (Clémence), Louis Garret (Abel), Jean-Claude Pautot (Jean-Paul), Manda Touré, Léa Wiazemsky (Témoin Sylvie), Yanisse Kebbab, Florent Masarin (Delmas), Jean-Claude Bolle-Reddat (Jean-Claude), Véronique Capoyan, Franck Gonzales, Laetitia Clément, Thomas Rortais.

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