“Aria di Parigi”, il racconto di una città e delle sue diverse facce

Articolo di Paolo Quaglia

Pugile di mezza età gestisce una sua palestra dove cerca possibili campioni. L’uomo è sposato con una signora paziente che vorrebbe lasciare la grande città. Desideroso di continuare con il pugilato l’ex boxeur non se la sente di trasferirsi sulla costa con la sua signora. Un giorno incontra un ragazzino senza arte ne parte che gli ricorda se stesso da giovane e decide di allenarlo. Nonostante le intemperanze del giovane il vecchio non molla e riesce a fargli trovare fiducia necessaria allo sport e alla vita. I due diventano come padre e figlio fino a che una donna di classe non entra in scena provando a irretire l’apprendista. Questo nuovo amore rischia di far perdere lo sportivo ma il senso di responsabilità della dama lo salverà. La signora deciderà di lasciare in pace il suo capriccio consentendogli di tornare alla boxe e a una vita tranquilla.

Aria di Parigi è un film del 1954 diretto da Marcel Carnè . Interpretato dalla coppia Jean Gabin , Arletty è un esempio di cinema popolare che si lega al dramma riuscendo a fornire una testimonianza della vita nel dopoguerra. La capitale francese quasi non si vede ma il regista ne fa sentire la maestosità attraverso dialoghi e ambienti. Storie popolari che s’inseriscono perfettamente nel contesto anni 50. Un mondo solidale, quello della palestra, dove tutti i pugili si sentono in famiglia a prescindere dalla provenienza e dove il sentimento vince nonostante le precarie economie.

Aria di Parigi è soprattutto il racconto di una città e delle sue diverse facce , ma la scelta di rendere positiva l’intera vicenda oltrepassa il dramma diventando speranza. Il regista lascia la miseria solo apparente, parlando di vite serene nonostante il disagio. L’ingresso di un mondo upper class , rappresentato dalla ragazza ricca , non riesce a scalfire l’amore quasi paterno di Gabin interessato sinceramente a salvare le vite dei suoi allievi. I duetti tra marito e moglie sono d’alta scuola , Gabin prende la scena con una recitazione fatta di quiete e forza dando al personaggio uno spessore umano incredibile.

Arletty, nel ruolo della moglie, riesce a omaggiare la donna ottocentesca senza sacrificare un’evidente personalità . Il verismo di Carnè si sente tutto in una rappresentazione atipica di Parigi, dove i boulevard lasciano spazio a case di emigranti e negozi economici .Un cinema classico che è bene riscoprire per la sua rudezza lieve e per la capacità di lasciare speranza .

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