“L’esercito più pazzo del mondo”, una pellicola sgangherata

Articolo di Gordiano Lupi

L’esercito più pazzo del mondo è una farsa militaresca che il regista firma con il suo vero nome, ma non aggiunge niente di nuovo al già detto e non è una pietra miliare del genere. Il cast è composto da validi cabarettisti, qualche bellezza in vesti discinte e alcune presenze insolite. Giorgio Porcaro propone la caratterizzazione del pugliese trapiantato al nord che non vuol tornare in meridione perché i terroni chiamano ancora le ostriche cozze! La macchietta sarà portata al successo da Diego Abatantuono, ma è Porcaro l’inventore teatrale del personaggio. Il set è affollato di presenze comiche prelevate da trasmissioni televisive come Drive In e L’Altra Domenica. Citiamo i personaggi principali: Massimo Boldi, Felice Andreasi, Pino Caruso, Andy Luotto (fresco di popolarità televisiva), Adriano Russo, Gianni Ciardo, Ernst Thole (solita parte da gay), Andrea Brambilla (Zuzzurro), Nino Formicola (Gaspare), Massimiliano Pongolini (Pongo), Leo Gullotta, Mirton Vajani, Giorgio Ariani, Sabrina Siani, Sofia Lombardo ed Enrico Beruschi. Giucas Casella e Pippo Baudo fanno brevi apparizioni nel ruolo di loro stessi. Porcaro è un obiettore di coscienza che insieme all’amico Thole sequestra il tenente toscano Boldi e lo tiene prigioniero in una casa. Tutta la pellicola ruota attorno alle manovre per liberare l’ufficiale. Caruso è il capitano, Andreasi è il Ministro della Difesa, ma nonostante il loro impegno non vengono a capo della situazione. Non è facile far funzionare al cinema la comicità da cabaret, come non è facile ripetere successi radiofonici su pellicola. I linguaggi sono diversi e la comicità stralunata non coglie nel segno. Andy Luotto parla al telefono come faceva con Arbore ne L’Altra Domenica, ma qui la gag della donna misteriosa dalla voce sexy non convince. Ariani e Gullotta non sono calati nella parte, tutto il cast sembra sprecato per una farsa che ha il fiato corto. Giorgio Ariani debutta nel cinema e rincorre Sabrina Siani che si fa vedere nuda per un istante, ma scompare per lasciare il posto a Leo Gullotta vestito da prete. Colpevoli anche i soggettisti Gaspare e Zuzzurro (più adatti al teatro), ma pure lo sceneggiatore Gino Capone ha la sua parte di demerito. Gli stessi autori del film lo presentano come la pellicola più sgangherata, impapocchiata e demenziale dell’anno. Non hanno tutti i torti.

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