“Houria – La voce della libertà”, un film che spiega il dramma di un popolo che non conosce la vera libertà

Articolo di Gordiano Lupi

Il film racconta la vita di Houria (Khoudri), una giovane ballerina classica, in un’Algeria in preda ad attentati terroristici e a contraddizioni islamiste, che per comprare l’auto alla madre frequenta i combattimenti clandestini di montoni e aiuta il gestore a raccogliere le scommesse. Un giorno la ragazza incontra un ex terrorista che si ritiene truffato, il losco individuo la segue e la minaccia, la fa cadere da una scalinata e le procura un blocco della parola, oltre a numerose fratture. La carriera di Houria sembra finita, ma l’amicizia con un gruppo di sordomute che frequenta il suo stesso corso di riabilitazione, la convince ad aprire una scuola di danza e a riprendere la vecchia passione. La storia non è tutta qui, abbiamo il ricordo di un padre ucciso dai fondamentalisti perché permetteva alla moglie di guidare l’auto, così come è importante l’amicizia tra Houria e Sabrina (Brakni), finita drammaticamente dopo una fuga verso la libertà da parte della seconda, che muore annegata nel braccio di mare per raggiungere la Spagna. La danza come elemento cardine per raccontare una storia, come linguaggio dell’anima: Lyna Khoudri recita con lo sguardo e con le mani, espressiva come poche nel ruolo di una donna che ha perso la parola ma non si arrende. Il finale è un omaggio all’amica perduta con una danza sul terrazzo dell’abitazione – la scuola era stata chiusa dalla polizia – dal taglio moderno e rabbioso, per ricordare un’amicizia importante. Mounia Meddour (1978), regista nata a Mosca da padre algerino (uomo di cinema anche lui, Azzedine Meddour), da tempo naturalizzata francese, ha vissuto una storia simile a quella della sua protagonista, perché il padre è stato oggetto di minacce di morte da parte dei fondamentalisti.  Houria – La voce della libertà è il suo secondo lavoro come lungometraggio (presentato alla Festa del cinema di Roma 2022 e a Cannes 2023), dopo il buon successo di Non conosci Papicha, premio Cesar a Cannes nel 2020 come miglior opera prima. Mounia Meddor è impegnata nella lotta per i diritti della donna nei paesi arabi, con particolare attenzione alla sua Algeria, dove ambienta e sceneggia molto bene anche questa storia di ribellione ai soprusi e coraggioso riscatto. Ottima la colonna sonora di Yasmine Meddour e Maxence Doussère con molta musica nordafricana e due inattesi pezzi italiani come Felicità e Gloria. Fotografia algerina intensa e colorata. Montaggio compassato, per una durata di 98’ che servono tutti per gli argomenti trattati. Un film che fa bene al cinema e che, raccontando una storia, spiega il dramma di un popolo che non conosce la vera libertà.

Regia: Mounia Meddour. Soggetto e Sceneggiatura: Mounia Meddour. Fotografia: Léo Lefèvre. Montaggio: Damien Keyeux. Musica: Yasmine Meddour, Maxence Doussère. Costumi: Emmanuelle Youchnovski. Trucco: Fares Haned, Hemilie Bourdet. Produzione: Xavier Gens, Patrick Andre. Genere: Drammatico. Durata: 98’. Paesi di Produzione: Francia, Algeria. Interpreti: Lyna Khoudri (Houria), Rachida Brakni (Sabrina), Nadia Kaci (Halima), Amira Hilda Douaouda (Sonia), Salim Kissari, Marwan Zeghbib (Alì).

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