Si può fare nei social buona comunicazione cristiana: la sfida di Salvatore Di Salvo

Articolo di Francesco Pira

Un’approfondita analisi di stringente attualità. Un percorso che conduce il lettore ad attraversare il mondo dei social, dell’Intelligenza Artificiale e degli algoritmi. L’era delle piattaforme ha trasformato la professione giornalistica e riuscire a trovare fonti attendibili diventa sempre più difficile

Il 2 febbraio è stato presentato a Carlentini (Siracusa) il nuovo libro del giornalista Salvatore Di Salvo, “La comunicazione cristiana nei social”, (edizione Apalós). Oltre 400 le persone presenti nella Chiesa Madre di Carlentini. Insieme al giornalista Orazio Mezzio abbiamo parlato del volume che raccoglie autorevoli contributi. L’evento è stato brillantemente moderato da Alessandro Ricupero. A portare i saluti dell’Ucsi Sicilia Domenico Interdonato. Un evento straordinario che testimonia l’affetto che la Comunità di Carlentini ha per l’amico Salvatore Di Salvo, collaboratore del Giornale di Sicilia, redattore del settimanale Cammino, direttore di Radio Una Voce Vicina in Blu, segretario nazionale Ucsi e Tesoriere dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Il volume con una splendida veste grafica, contiene anche un mio contributo su “Usi e abusi dei Social Media”. Onorato di aver partecipato a questo evento come relatore.

Un testo quello di Salvatore Di Salvo davvero interessante e coinvolgente. Un’approfondita analisi di stringente attualità. Un percorso che conduce il lettore ad attraversare il mondo dei social, dell’Intelligenza Artificiale e degli algoritmi.

L’era delle piattaforme ha trasformato la professione giornalistica e riuscire a trovare fonti attendibili diventa sempre più difficile. I social sono diventati il mezzo per veicolare tantissime fake news. Durante il Covid prima, e la guerra dopo, sono state tantissime le fake news diffuse. Adesso, anche l’intelligenza artificiale è in grado di generare numerose fake news.

Cosi come sostiene Salvatore Di Salvo sono state annullate le barriere tra il reale e il virtuale e tra ciò che è vero e ciò che è falso. Il libro affronta la rivoluzione in atto e mette in evidenza i rischi e le opportunità della rete.

Fin dalle prime pagine, l’autore mette in evidenza come è nato questo lavoro: “È iniziato tutto nel periodo del lockdown quando ricevetti un messaggio whatsapp di Sabrina Fugazza, collaboratrice dell’Opera “San Luigi Orione” della provincia di Pavia, dove mi si chiedeva aiuto per la relativa diffusione e recita nelle varie parrocchie italiane. Sabrina, fin dal principio, chiese l’intervento di Daniele Venturi, presidente dei Papaboys, il quale, si dimostrò fin da subito sensibile alla richiesta, indicandole il mio contatto. Questa preghiera richiamava il ricordo dei Pastorelli di Fatima all’epoca della spagnola (1920), scritta all’inizio della Pandemia per chiedere la Loro intercessione a sostegno degli operatori sanitari di tutto il Mondo e di tutti noi. Questo intento è stato la scintilla che ha ispirato questo elaborato”.

A fare da cornice i tanti messaggi di Papa Francesco. Il Santo Padre ha detto e scritto tanto sull’era delle nuove tecnologie, sostenendo la necessità di utilizzare correttamente le nuove tecnologie e di ricordarsi del rispetto nei confronti dell’altro.

Un percorso, quello di Salvatore Di Salvo, che è frutto della sua grande esperienza, iniziato con il messaggio del 2014 di Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali il quale chiedeva di creare una rete digitale di umanità, non una rete di fili, ma di persone.

Di Salvo ha dimostrato la sua voglia di informare in modo diverso e di lasciare alla rete qualcosa in grado di toccare e accarezzare le coscienze. Quando la comunicazione è negativa, le conseguenze possono essere davvero tantissime. Tenere bene a mente i principi dell’etica può fare veramente la differenza.

Nel libro sono presenti i contributi di alcuni giornalisti e giornaliste, di Tv e di periodici. L’autore scrive che Sabrina Fugazza gli ha presentato a Salvatore Gabriele Poggi, laureato in Scienze della Comunicazione, il quale si è reso disponibile alla realizzazione di alcuni disegni che sintetizzano il cuore del messaggio contenuto nel libro. Inoltre, sottolinea Di Salvo: “Il lavoro di Gabriele, i tredici post di Sabrina su 4980 pubblicati unitamente ai commenti di don Arturo Grasso, direttore dell’Ufficio comunicazione della Diocesi di Acireale e della Conferenza Episcopale Siciliana e di don Luca Roveda agiografo, opinionista del settimanale cattolico Il Ticino e Pavia TV e i contributi di Luciano Regolo, condirettore Famiglia Cristiana e Maria Con Te, Vincenzo Morgante, direttore di TV2000-InBluRadio, Alessandra Ferraro, direttore di IsoRadio Rai, il mio e ringrazio Salvatore per l’invito a contribuire al suo volume, Luigi Ferraiuolo, segretario nazionale “Premio Buone Notizie”, don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente Associazione Meter, Orazio Mezzio, direttore del settimanale Cammino, Luca Marino, presidente Cooperativa Cammino, Salvo La Rosa, presentatore TV, direttore artistico Tgs, Rgs e Domenico Interdonato, presidente Ucsi Sicilia, diventano un percorso di riflessione sulla comunicazione. Il lavoro è stato completato con la preziosa prefazione di padre Francesco Occhetta, s.i., segretario generale della Fondazione “Fratelli Tutti”, la postfazione di Vincenzo Varagona, presidente nazionale dell’Ucsi ed impreziosito dalla presentazione di Roberto Gueli, vice direttore nazionale Rai e presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e dall’introduzione di Santino Franchina, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti”.

Ogni contributo arricchisce il lettore ed è difficile sceglierne uno piuttosto che un altro. Salvatore Di Salvo si definisce “artigiano della comunicazione” ed io confermo che è un vero e proprio “artigiano della comunicazione”. Il linguaggio dell’autore è chiaro, lineare e tocca il cuore dei lettori.

La sua volontà di portare ad una consapevolezza dell’importanza della comunicazione semplice è stata perfettamente realizzata. In ogni pagina viene evidenziato il delicato equilibrio tra “vocazione” e “missione”.

Tanti sono i giornalisti ad essere guidati dalla fede cristiana e dai valori positivi. I principi sono quelli di fornire un’informazione precisa e affidabile sull’attualità, di dare importanza al presente, di operare sulla via della pace e della giustizia, di lottare a favore del dialogo, di un mondo più umano e di rispettare la sua prioritaria vocazione d’informatore.

Il giornalista che cerca il dialogo che vuole confrontarsi con gli altri. Organizza e anima dibattiti tra opinioni diverse e interessi opposti; non giudica e lascia spazio al dialogo, costruendo “ponti”. Pone attenzione alle situazioni inaccettabili e chiede giustizia, perché tutto sia autentico.

La stessa Chiesa Cattolica con il Concilio Vaticano II ha contribuito al cambiamento dei punti di riferimento. Bisogna puntare alla libertà, alla partecipazione e alla solidarietà nei confronti dell’altro.

Rispettare i fatti, trasformarli in notizie e interessare i lettori richiede delle competenze precise e non deve mancare “l’umanità” che sembra essere perduta. I lettori hanno bisogno di un giornalismo costruttivo. Insomma, la coscienza e la penna devono trovare un solido punto d’incontro.

Proprio per questo motivo, anche io, attraverso il mio contributo, ho cercato di fare chiarezza sugli usi e gli abusi del Social Media, spiegando i risultati delle mie ricerche.

Il giornalista nell’era del web 3.0 deve assumere il ruolo di mediatore ed è in questa funzione che emerge un elemento fondamentale: la sua credibilità.

Papa Francesco ha dato diverse interpretazioni del giornalismo e alcune sono davvero importanti e notevoli.

Secondo il Pontefice, ad un giornalista non basta solo “la sua cassetta degli attrezzi”, ma deve possedere tre “elementi” del lavoro giornalistico: taccuino, penna e sguardo. Certo, attrezzi meno tecnologici, e che si usano sempre di meno, ma rilevanti per raggiungere ottimi risultati. “Il taccuino è importante, perché annotare un fatto comporta sempre un grande lavorio interiore. La penna evoca il lavoro artigianale cui il giornalista è sempre chiamato. Taccuino e penna sono semplici accessori se manca lo sguardo sulla realtà. Uno sguardo reale, non solo virtuale. Serve uno sguardo attento su ciò che avviene per disarmare il linguaggio e favorire il dialogo”.

Tutti “attrezzi” che l’autore di questo volume possiede. Quello di Di Salvo è un impegno costante alla ricerca della bellezza della vita e della verità. Le nuove generazioni hanno bisogno di avere dei modelli che li guidino e li supportino in questa società sempre più liquida e iper consumistica.

Auguro a questo testo molta fortuna, perché veicola un messaggio bellissimo che è quello di educare e formare i giovani ad un uso corretto delle nuove tecnologie e alla riscoperta di alcuni valori fondamentali come: mettersi al servizio di chi ha bisogno, la solidarietà, l’umiltà, la sincerità e l’integrità morale.

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