“Stromboli”, il primo incontro tra Rossellini e il divino

Articolo di Gordiano Lupi

Stromboli – girato nel 1949 –  è il primo incontro tra Rossellini e il divino, entrano a far parte del racconto sia la religione (rappresentata da un prete che cerca di aiutare i personaggi principali) che Dio; inoltre è il primo film interpretato da Ingrid Bergman che si propone come attrice al regista dopo aver visto Roma città aperta e Paisà. Un incontro scandalo tra due persone sposate che s’innamorano, divorziano e mettono al mondo tre figli, oltre a sottrarre al cinema nordamericano una diva. Sono un’attrice che  parla molto bene in inglese e che in italiano sa dire solo ti amo, scrive al regista la Bergman, che fa perdere la testa a Rossellini, al tempo nel bel mezzo di una relazione con Anna Magnani. Volto perfetto da melodramma, in Stromboli Ingrid Bergman interpreta la fascinosa Karin, profuga lituana senza scrupoli, che abbandona il campo dove è stata accolta alla fine della guerra grazie a un matrimonio d’interesse con un pescatore di Stromboli, dopo essersi vista negare il visto per l’Argentina. Karin non riesce ad ambientarsi sull’isola, vorrebbe scappare da quelle scogliere in mezzo al mare minacciate dall’eruzione di un vulcano, non viene capita dalla popolazione che la giudica una donna di malaffare, senza modestia, troppo diversa da come sono le donne sicule del tempo. Karin farebbe qualsiasi cosa pur di fuggire, persino corrompere sessualmente il prete (che rifiuta con sdegno), soprattutto quando si rende conto di portare un figlio in grembo, che non intende far crescere in un luogo inospitale, pieno di pregiudizi e così lontano dal mondo civilizzato. Sono stupende le immagini della scalata al vulcano per raggiungere l’altro versante dell’isola da dove partono le barche a motore dirette a Messina, tra asperità e difficoltà naturali, fino al suo incontro con Dio, nominato per la prima volta nelle sequenze finali della pellicola. “Dio mio aiutami! Dammi la forza per andare avanti”, mormora Karin mentre sul grande schermo compare la parola Fine. Rossellini costruisce un melodramma permeato di neorealismo, ambienta a Stromboli la storia d’amore tra un rozzo pescatore e una donna che proviene da ben altra cultura, sottolineando l’arretratezza di un mondo rimasto agli albori della civiltà. Film girato in inglese, con la Bergman che recita con la sua voce e si doppia in italiano, soffiando il ruolo ad Anna Magnani, l’attrice destinata al ruolo. Non solo, la Magnani se la prende al punto di voler realizzare una pellicola in contemporanea intitolata Lipari, girata da William Dieterle, con Rossano Brazzi e Geraldine Brooks, per far guerra cinematografica al suo vecchio mentore. Il neorealismo emerge anche dai luoghi e dagli interpreti, molti figuranti e attori sono veri pescatori e abitanti dell’isola di Stromboli, non professionisti, oltre ad aver avuto la fortuna (chiamiamola così) di un’eruzione in diretta del vulcano durante le riprese. Le sequenze con il vulcano che erutta lava e scaglia pietre di fuoco tra le case del paese sono straordinarie, con i pescatori che si rifugiano in mare a bordo delle barche, in attesa che la montagna – in preda a fiumi di lapilli e lava – plachi la sua ira. Neorealismo anche nella tecnica del pedinamento degli attori, con una storia che si sviluppa sul set, giorno dopo giorno, senza un vero copione, sulla base di pochi appunti scritti il giorno prima. Tra i doppiatori il grande Emilio Cigoli, destinato al ruolo del prete (lo ricordiamo ne Il solco di pesca di Liverani), che presta la sua voce profonda a Renzo Cesana, tra i pochi attori del film. Mario Vitale (si doppia da solo) è Antonio, il marito di Karin, pure lui attore di un pugno di pellicole del neorealismo, grazie al successo in questo film che segna il suo esordio assoluto. Domenica d’agosto di Luciano Emmer lo vede ancora una volta in primo piano, ma Vitale non riesce a convincere la critica perché dotato di un’espressione univoca. Colonna sonora sinfonica – a tutto film, come usava – del grande Renzo Rossellini (pure produttore). Fotografia in bianco e nero intensa e spettrale con fantastici panorami marini e montuosi. Riprese quasi documentaristiche di scene di vita quotidiana, tra le quali si ricorda la pesca di enormi tonni in una tonnara costruita da gruppi di veri pescatori. Sceneggiatura che si scrive da sola con toni da melodramma neorealistico, i vecchi che parlano di America e di ritorno a casa, il prete che racconta di San Bartolo patrono di Stromboli, i pescatori che conducono la vita di sempre e le donne che girano con il capo coperto da pezzuole nere. Stromboli è (a buon diritto) annoverato tra i cento film italiani da salvare.

Regia, Soggetto: Roberto Rossellini. Sceneggiatura: Sergio Amidei, Gian Paolo Callegari, Art Cohn, Renzo Casana, Félix Morlion. Fotografia: Otello Martelli (B/N). Montaggio: Jolanda Benvenuti. Musiche: Renzo Rossellini. Produttore: Renzo Rossellini. Case di Produzione: Berit Film, RKO Radio Pictures. Paese di Produzione: Italia – Stati Uniti d’America, 1950. Durata: 107’. Formato: Quadrato; 1,37: 1. Genere: Drammatico. Interpreti: Ingrid Bergman (Karin), Mario Vitale (Antonio), Renzo Cesana (il prete – doppiato da Emilio Cigoli), Mario Sponza (il guardiano del faro – doppiato da Giulio Panicali).

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